Prima Premessa Nella classifica della libertà di stampa l'Italia è risultata: nel 2014 al 49esimo posto, nel 2015 al 73esimo posto, nel 2016 al 77esimo posto. Seconda Premessa Berlusconi è diventato famoso e mal tollerato da molti per via del suo impero mediatico utilizzato anche ad uso politico personale. Il suo controllo sui media ci fece piazzare al 49esimo posto. I suoi successori di centro-sinistra (?) controllano i media al punto da farci piazzare al 77esimo posto. Domandiamoci
Questa situazione mi sta bene? se no, cosa posso fare io per invertire la rotta? La nostra non-percezione del cambiamento Il cambiamento può essere rappresentato da una linea retta o curva non importa ma rappresenta un processo ininterrotto e direzionato, non lo governiamo e ci porta dove l’insieme delle forze di sviluppo armonicamente si esprimono. Invece la percezione del cambiamento, la nostra umana percezione delle cose che cambiano, è una linea spezzata a gradini: il cambiamento è in atto ma noi non ce ne rendiamo conto per un buon lasso di tempo, finché - improvvisamente – la distanza tra il mondo reale e il mondo che pensiamo di vivere è troppo ampia per non essere oramai colta. Berlusconi nel 1992 si è imposto come cambiamento. Ha investito enormi risorse per essere percepito come elemento di rottura col passato, ma il cambiamento repentino provoca sempre una frattura psicologica perché agli esseri umani non piace essere scrollati dal proprio tran tran. Quindi si sono formati degli schieramenti – delle tifoserie potremmo dire - con la legge naturale dei contrappesi dove p.e. i giornali storici (corriere e repubblica) erano "nemici" e anche in RAI ai canali 1 e 2 rispondeva rete 3. Il cambiamento del PD invece non è stato percepito ancora, non da tutti almeno, e sicuramente non da chi si professava “comunista” negli anni ‘60 ’70 ‘80. Perché i vecchi comunisti votano ancora per Renzi? Per abitudine e perché hanno messo in soffitta la propria capacità critica dopo 20 anni di schieramenti a favore o contro. Ma il PD ora ha giornali e tutte le televisioni a favore, ecco perché è il cosiddetto partito della nazione ,perché non c'è contrappeso. D’altra parte, provate a digitare Partito Democratico su Wikipedia. Troverete un simpatico schema della storia dei partiti che hanno dato vita al PD nel 2008. Dei partiti della Prima Repubblica non ne manca uno: dai liberali alla “balena bianca”, dal PCI al PSI passando per i repubblicani. Amici e nemici tutti uniti per uno scopo comune, quale? L’orgoglio si sentirsi uguali Per quanto l'indifferenza verso il valore della cosa pubblica sia da sempre cosa nota in Italia (testimoniata da fior di classici), oggi l'indifferenza, l'apatia civile è un fenomeno ben più dilagante. Gli studiosi gli danno un senso psicologico e lo collegano alla rimozione, come suo effetto. La rimozione è sempre mossa da un dolore, ma quale dolore in questo caso? Pensiamo al dolore degli ideali perduti. Le catastrofi del “secolo breve” hanno avuto bisogno di una catarsi che si è realizzata nel secondo dopoguerra - in particolare negli anni ’60 e ‘70 - dove gli essere umani hanno ritrovato il senso della dignità così negata dagli orrori prodotti da guerre e dittature. Ma questa catarsi è durata poco, perché dagli anni '80 l'energia si è affievolita e la restaurazione ha preso il sopravvento. Come il Romanticismo è stato la rimozione del dolore per il fallimento dell'uomo illuminista che poteva ottenere qualunque risultato, l'apatia civile odierna è la rimozione del dolore per l'ennesimo fallimento nella rivendicazione di dignità. L’uguaglianza tra noi esseri umani e quanto di meno “naturale” possa esistere al mondo: nasciamo diversi come sesso, costituzione fisica, salute, razza, condizioni economiche, famiglia di provenienza, nazione, ma da questa naturale disparità che ci separa abbiamo deciso, come comunità umana del XX secolo, di considerarci uguali in dignità e diritti. Questi principi devono essere realizzati concretamente dalla politica, ma la politica non deve avere altri interessi perché questo succeda. Le dittature sono sempre dietro l’angolo Riportiamo un passo di Cvetan Todorov: “Conversazioni appassionate, sugli argomenti più elevati, protratte fino a tarda notte, ci permettevano di vivere nell'illusione della libertà. Probabilmente eravamo ancora troppo giovani per sapere che la frontiera tra privato e pubblico non era né definitivamente stabilita né impermeabile, e che mentre credevamo di sottrarre allo stato totalitario una parte della nostra vita, gli lasciavamo in realtà mano libera per regolamentare a suo piacimento tutta la vita sociale – ossia tutta la vita” E’ solo per contrasto che cito quest’esperienza, ma le tossine di una vita pubblica avvelenata tende a convogliarci verso la vita privata convincendoci di lì trovare la nostra libertà. Ma purtroppo sperimentiamo che l’opacità della vita pubblica può diventare opacità della vita privata fino all'omertà dell’autocoscienza, del rifiutare di vedere quello che è evidente. Cosa posso fare io?
Se è un valore prezioso l’uguaglianza nella dignità e nei diritti, non possiamo pretendere – grazie a Dio - di essere uguali nelle capacità, azioni, sentimenti, risultati, carattere e competenze, questa è la ricchezza della comunità. Ognuno avrà quindi possibilità e propensioni differenti per reagire all'apatia civica che ci avvolge. Ma crediamo che molto possano fare le persone che possono a pieno titolo dirsi educatori perché se non si riparte dalla cultura e dagli ideali sarà sempre “il fatto a prevalere sul valore, la pratica comune sulla norma, il potere sul diritto”. Tra gli educatori comprendiamo a pieno titolo i genitori. Nel nostro piccolo, nelle scelte di tutti i giorni, pensiamo alla formazione civica dei nostri figli e indirizziamoli ad approfondire non solo i fatti che ci circondano ma anche la cultura che ci pervade e origina a partire dalla nostra lingua. Se vi diranno che storia, filosofia, latino e greco non sono più materie utili al mondo attuale, riflettete bene, perché le vostre scelte saranno importanti per la conservazione dei valori ideali e hanno originato la nostra civiltà.
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Giugno 2020
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