Pubblichiamo qui di seguito l'intervento di Maria Pulice al Consiglio Comunale del 27/5/2020 Signor Sindaco, Signor Presidente del Consiglio comunale,
Prima di pronunciare la nostra dichiarazione di voto, ci sia permessa qualche considerazione: La Storia ci insegna che i momenti di crisi, molto spesso fungono da catalizzatore di processi che erano già presenti sottotraccia, ma che non avevano ancora trovato la forza di emergere e di realizzare il cambiamento. Quello che, fino a ieri venivano considerate delle utopie, se non delle stupidaggini, oggi vengono comunemente accettate come un dato di fatto naturale. Facciamo un esempio? Vi ricordate durante il picco di emergenza, la crisi dovuta alla carenza dei respiratori? Vi ricordate come è stato risolto? Vi ricordate i due giovani ingegneri lombardi che hanno ri-progettato un oggetto già esistente adattandolo alle esigenze anti-covid? Cosa hanno fatto questi due giovani ingegneri di così tanto semplice eppure così geniale? Hanno preso delle maschere da sub già in commercio alla Decathlon e le hanno collegate alle macchine di ventilazione, realizzando un nuovo raccordo prodotto con una normale stampante 3D. E la cosa ancora più importante è che hanno messo a disposizione il file di stampa gratuitamente a chiunque avesse voluto usarlo per stampare lo stesso oggetto. Ebbene, questo esempio ci spinge a fare diverse considerazioni in merito. Considerazione nr.1 Innovazione tecnologica Vi ricordate quando qualcuno, molti anni fa, vi parlava nei suoi suoi spettacoli prima e nel suo blog poi, delle potenzialità della stampa 3D? Vi ricordate come lo prendevano in giro? Vi ricordate quanti dicevano che era un pazzo e che era addirittura un personaggio pericoloso? Ebbene si, quel signore era un pazzo visionario. Ricordatevi però che sono solo i pazzi visionari quelli che riescono a vedere oltre la contingenza del presente ed immaginare un futuro diverso. Immaginare IL FUTURO. Non potremo mai attuare il cambiamento se continueremo a pensare nello stesso modo e fare le stesse cose come si sono sempre fatte. Considerazione nr.2 Innovazione produttiva L'innovazione tecnologica porta con sé una vera e propria rivoluzione del processo produttivo. Per produrre quel raccordo stampato in 3D non serve più realizzare uno stampo, non occorre più avere uno stabilimento, non occorre più portare il prodotto da una parte all’altra del mondo, non occorre più una rete di vendita e di distribuzione. Tutto ciò, rivoluzionerà la struttura produttiva. Molte attività, ora redditizie, non avranno più uno spazio in cui operare e saranno costrette a chiudere o a trasformarsi per adattarsi alle nuove condizioni del mercato. Dobbiamo comprendere i cambiamenti prima che questi avvengano per poterli governare e non per inseguirli. Considerazione nr.3 Urbanistica futura Il Covid 19 ha fatto finalmente venire a galla un dibattito tra gli studiosi della materia (architetti e urbanisti). E’ balzata in primo piano l’esigenza di pensare ad un cambiamento radicale del concetto di città. Urge un cambiamento che segua, anzi no, che anticipi, organizzi e pianifichi nuovi modelli di convivenza sociale, nuovi stili di vita, nuovi rapporti tra territorio antropizzato e natura. L’architetto Stefano Boeri, tanto per citarne uno, (quello del bosco verticale di Milano, tanto per intenderci) sta pensando a una delocalizzazione di molte attività che attualmente si svolgono fisicamente nella città, verso luoghi e borghi lontani, magari nelle montagne, dove potrebbero essere espletate virtualmente utilizzando lo smart working.
Un cittadino che partecipa in prima persona al cambiamento e se ne prende tutte le responsabilità sta alla base di questo cambiamento. Considerazione nr.4 Modelli di sviluppo L’attuale modello di sviluppo, già da tempo malato, ha ricevuto da questa epidemia, forse il suo colpo di grazia. Ora l’intervento pubblico deve salvare l’economia. Ma quale economia? Quella vecchia o deve inventarne una nuova? Siamo arrivati ad un bivio cruciale per il nostro futuro, il classico tema che la Storia, quella con la Esse maiuscola, periodicamente ci chiede di svolgere: Restaurazione o Rivoluzione? Come sarà impiegata l’enorme liquidità che verrà messa in circolo per la ricostruzione? MI spiego meglio citando brani di un'intervista fatta a Philip Wade, allievo dell’economista italiano Federico Caffè, attualmente professore di Storia contemporanea al Birkbeck College di Londra: Gli aiuti saranno infatti chiesti da tutti per restaurare le proprie attività, che saranno giustamente reclamate come vitali per la ripresa economica e per il benessere della collettività. Ma, attenzione, la maggior parte delle attività economiche, finanziarie e industriali che reclameranno gli aiuti sono le stesse che hanno contribuito a creare le condizioni sociali ed economiche in cui si è sviluppata e diffusa la pandemia. Ora, Se gli aiuti andranno alle big tech, tra le aziende più inquinanti che ci siano, alle grandi multinazionali alimentari, con i loro allevamenti intensivi che hanno distrutto il fragile equilibrio dell’ecosistema, ai fabbricanti di armi, alle grandi compagnie che estraggono e producono gas e petrolio, ai costruttori di infrastrutture inutili che bucano montagne e deturpano paesaggi, gli effetti della grande ricostruzione saranno più devastanti del virus stesso. I proiettili del bazooka della BCE che dovrebbero salvarci potrebbero invece ucciderci definitivamente. Salvare aziende alla fine del loro ciclo di vita naturale significa bloccare il futuro, regredire a un passato che era già finito. Questa presunta soluzione della crisi rischia di tramutarsi in una restaurazione, dove ogni sforzo sarà volto a tenere in vita un sistema di sviluppo che è già morto. Saranno migliaia di aziende e di industrie inutili e dannose a beneficiare della retorica lavorista della politica occidentale, una retorica capace solo di mascherare la tossicità di questo sistema produttivo con la garanzia di offrire un’apparente pace sociale fatta solo di lavori inutili. In un sistema che procede a tappe forzate verso la completa automazione, oggi è indispensabile la redistribuzione di un reddito universale e garantito. Non è possibile intraprendere l’ennesima operazione di maquillage ecologista che permetta invece la sopravvivenza economica di questo sistema nocivo. Una sopravvivenza che durerà comunque solo per un altro giro, e a costi sociali e ambientali altissimi. Considerazione n.5 La nuova vita Quella che viene denominata “distruzione creativa” non può più significare liberarsi dei diritti, ma deve voler dire crearne di nuovi, deve finalmente significare adattare il sistema produttivo alle nuove esigenze di vita, e non viceversa. Occorre disegnare un nuovo modello di società dove i giovani non debbano necessariamente competere con i genitori per poter entrare a farne parte attiva, e dove ci siano gli spazi per far sì che nuove idee, le loro, plasmino il futuro della comunità. Nuovi spazi e possibilità proprio per ragazzi e ragazze come i due ingegneri di cui sopra, capaci di pensare in maniera innovativa, creativa e, come dicono gli anglosassoni "out of the box", fuori dagli schemi consolidati. Anche perché se dopo una guerra ci sono da ricostruire case, strade, aeroporti, dopo una pandemia paradossalmente tutte le infrastrutture rimangono in piedi, e bisogna ricostruire gli essere umani e le loro relazioni affettive. Signor Sindaco, Abbiamo letto attentamente la vostra mozione che, come maggioranza, avete oggi messo in votazione in questa assemblea. La mozione è d’indirizzo e non poteva essere altro. Questa vostra mozione è un contenitore - per il momento vuoto - di azioni concrete che potrebbero portare verso la Restaurazione del precedente sistema oppure verso la Rivoluzione e il vero cambiamento che è ciò che noi auspichiamo. Oggi, evidentemente, non ci è possibile né votare contro, né a favore, perché non ne conosciamo i contenuti. Ci asterremo quindi aspettando le vostre proposte concrete. Le aspetteremo per discuterle in modo aperto e costruttivo (come sempre abbiamo fatto quando ce ne è stata data l’occasione) all’interno di tavoli di lavoro tematici che penso e spero provvederete a formare. Avete un’occasione storica per attuare il cambiamento. Non sprecatela.
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Sedetevi, mettetevi comodi e cominciate a leggere.
Premessa: Con il termine welfare aziendale s’intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit di natura monetaria sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni. Da qualche anno molte Società hanno scelto di “attivare” lo strumento del welfare aziendale per i propri dipendenti. Per poter usufruire dei servizi del welfare il dipendente accede al portale della Società che gestisce il suo Welfare, dal menu sceglie il servizio desiderato e l’azienda presso la quale si desidera consumare tale servizio ed il “gioco” è fatto … tutto molto semplice. Se l’azienda scelta dal dipendente ove utilizzare il welfare non è presente nella lista pre-caricata sul portale se ne richiede l’iscrizione direttamente alla società erogatrice del welfare che si occuperà personalmente di inviare comunicazione all’azienda prescelta ... anche in questo caso tutto molto semplice. Prima di passare a quanto successo, cioè ai fatti, riteniamo corretto aggiungere che l’azienda presso la quale il dipendente vorrebbe utilizzare il suo welfare può decidere, in piena libertà, di non accettare di entrare nel “circuito” del welfare dando per iscritto parere negativo. Veniamo ai fatti: Nel mese di ottobre la Signora Lucia (nome di fantasia) ha deciso di usufruire del “benefit Welfare” per il pagamento dei servizi scolastici al Comune di Cesano Boscone. La Signora Lucia è quindi entrata nel portale messo a disposizione dalla Società che le cura il welfare aziendale ed ha cercato nella lista pre-caricata: il Comune di Cesano Boscone non era presente. Nessun problema … la Signora Lucia ha effettuato la richiesta scritta all’azienda gestrice del suo welfare chiedendole, come previsto dall’iter, di mettersi in contatto con il Comune di Cesano Boscone per avviare la pratica (ricordiamo che la richiesta non può essere effettuata direttamente dal dipendente ma deve necessariamente essere effettuata dalla società gestrice del welfare). Dopo 4 giorni dalla richiesta la Signora Lucia ha ricevuto una chiamata dalla società gestrice del welfare con la quale le comunicavano l’impossibilità non solo di parlare con un dipendente comunale ma di non riuscire nemmeno attraverso il sito ufficiale del comune a trovare un riferimento del responsabile dei servizi scolastici. La Signora Lucia, pur perplessa sul fatto che nessun dipendente del Comune rispondesse, non si è persa d’animo e, visto che era in possesso del numero di telefono e dell’indirizzo mail del responsabile dei Servizi Scolastici, l’ha comunicato all’azienda erogatrice del welfare ... problema risolto? … No. Dopo varie mail ricevute sullo status negativo della pratica, la Signora Lucia, in data 24 novembre, ha ricevuto una nuova ed ultima comunicazione da parte della società erogatrice riportava quanto segue: “Gentile Beneficiario, comunico che la richiesta di convenzione per il COMUNE DI CESANO BOSCONE è stata rifiutata, in quanto dopo svariati solleciti non abbiamo ricevuto alcun riscontro.” … “DOPO VARI SOLLECITI NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUN RISCONTRO” … La Signora Lucia ha quindi potuto solo prendere atto dell’inefficienza dell’Ente e ha dovuto procedere ad effettuare il pagamento senza poter utilizzare quella parte di benefit messo a disposizione dalla sua azienda, subendo quindi un danno oltre che economico anche morale. La Signora Lucia non è l’unica ad essersi scontrata con il “muro del silenzio” comunale … Parliamo infatti anche della Signora Paola (nome di fantasia) che ha tentato, invano, di contattare telefonicamente l’Ufficio Servizi scolastici del Comune di Cesano Boscone per 3 giorni ed è riuscita infine a risolvere il suo problema solo grazie alla gentilezza di un dipendente di un altro ufficio del Comune che si è preoccupato di andare nell’Ufficio competente per risolverle il problema. Chissà perché quando c’è da chiedere soldi ai cittadini gli Enti sono sempre molto efficienti, ma quando c’è da fornire un servizio al cittadino – in questo caso bastava una semplice risposta – le cose si fanno sempre molto complicate. Questo non è il Comune che vogliamo. L’inefficienza della macchina comunale, che non riguarda ovviamente tutti i settori e tutti i dipendenti, secondo noi è lo specchio dell’inefficienza di chi questa macchina la dovrebbe controllare e “manutenzionare” ove necessario … Si dirà: “la colpa non può essere del Sindaco o della Giunta, loro prendono solo decisioni politiche” … vero e non vero, diciamo noi, in quanto a questi Signori spetta ben di più e sono pagati per fare molto di più! Essi devono vigilare e apportare, ove necessario, le opportune migliorie per evitare che succeda quanto sopra illustrato. Ringraziamo il Sindaco, la Giunta, Il Partito Democratico e la Lista Civica Futuro in Comune per l’inefficienza dimostrata in questi 5 anni cosparsi di errori e distrazioni di cui la cittadinanza ha pagato e pagherà per molti anni il prezzo. Dato che comunque questa è una faccenda di interesse pubblico, invitiamo il sindaco ad interessarsi personalmente del caso e a porvi rimedio al più presto. Una volta risolto il problema, sarebbe doveroso da parte dell'amministrazione avvisare i cittadini eventualmente interessati ad attivare questa forma di welfare aziendale, a contattare un ufficio preposto con il nominativo di un referente, un numero di telefono e un indirizzo email. Il giornalino di Cesano, il sito del comune, la pagina Facebook, Istagram, comunicati stampa, manifesti, volantini, alfabeto morse, segnali di fumo, vanno tutti benissimo... Restiamo in attesa. Gentilissimo Sig. Sindaco,
il Movimento 5 Stelle di Cesano Boscone è formato – come altre realtà politiche e associative del territorio – da cittadini attenti ai problemi della nostra città. La vicenda dell’esternalizzazione degli asili nido, e in particolare le ricadute lavorative e psicologiche che questa ha ed avrà sulle educatrici, persone stimate dalla comunità cesanese, è un tema molto importante nonché delicato e ha giustamente attirato su di sé l’attenzione dei cittadini che hanno usufruito o usufruiscono di questo prezioso servizio. Siamo certi che la professionalità profusa negli anni dalle lavoratrici e la precarietà lavorativa attuale delle stesse hanno inoltre contribuito ad amplificare l’eco delle scelte della Sua Amministrazione. Ha già avuto modo, nell’ambito dei Consigli Comunali o delle Commissioni, di capire la vicinanza e la solidarietà del Movimento verso le quasi ex lavoratici comunali e di comprendere le motivazioni della nostra opposizione alla scelta della Sua Amministrazione, scelta a nostro avviso fondata sulla fretta di chiudere al più presto una situazione politicamente “spinosa”, sulla insensibilità con cui è stato affrontato il tema delle risorse umane nonché sulla superficialità con cui sono state fatte le valutazioni economico finanziarie. Nonostante nella stesura del bando siano state previste clausole o condizioni a tutela del posto di lavoro e della retribuzione delle lavoratrici, molti rimangono ancora i punti da approfondire che saranno poi definiti in fase di negoziazione, fase alla quale parteciperanno solo le parti coinvolte direttamente ovvero l’Amministrazione comunale e l’assegnatario del bando. Le lavoratrici da chi saranno tutelate in questa fase? Ecco perché le nostre preoccupazioni permangono e giorno dopo giorno, visto il modo di procedere, aumentano. Tuttavia, nulla capita a caso, il decreto n. 113 del 24/06/2016 pubblicato in G.U. ed efficace dal giorno successivo modifica sostanzialmente i presupposti originali di questa iniziativa se, come in più occasioni ha ribadito, non si trattava di una scelta economica ma bensì basata esclusivamente sul blocco delle assunzioni e sul rispetto del rapporto numerico bambini-educatrici. L’apertura verso nuove assunzioni per il triennio 2016-2018, pur condizionata all’equilibrio finanziario, sembra venire incontro ai problemi di personale evidenziati dalla Giunta e in particolare dalla Vice Sindaco. Qui riportato il link che del decreto: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/06/24/16G00126/sg Di seguito le facciamo alcune domande:
Siamo perfettamente al corrente che il decreto dovrà essere convertito in legge, ma non dubitiamo che con uno dei numerosi ricorsi alla fiducia utilizzato dal Governo guidato dal Suo partito, la cosa possa essere rapidamente risolta. Inoltre non dimentichiamo che ancora devono essere pubblicati i decreti attuativi della legge c.d. “buona scuola” (ironia della sorte) che ulteriore impatto avrebbe sull’organizzazione degli asili nido. Cogliamo questa e coglieremo qualunque altra occasione per mettere in discussione una scelta che non condividiamo e che troviamo irrispettosa nei confronti della professionalità profusa dalle educatrici e nei confronti delle famiglie che si potrebbero trovare di fronte ad un servizio che in passato aveva come valori cardini, oltre alla professionalità, la sensibilità e il rapporto umano. Non ci arrendiamo al fatto che al centro di questo servizio, nelle valutazioni della Sua Amministrazione, ci siano oggi solo questioni economiche. Con i migliori saluti. I cittadini del Movimento 5 Stelle di Cesano Boscone Riguardo alla vicenda dei nidi di Cesano in questi ultimi giorni si è visto, sentito e letto di tutto.
Oramai ognuno si sarà fatto una propria opinione dell’operato del sindaco, della Giunta e dei loro supporters con i fans già coagulati attorno alle varie posizioni dei loro leader, le barricate già erette e i fossati già scavati. Il dato che emerge, l’autocrazia decisionista del nostro sindaco, porta con se la conseguenza di un sindaco che nel bene e nel male le sue decisioni le prende: un uomo solo al comando che tira dritto verso l’obiettivo. Abbiamo inoltre una giunta granitica e compatta che si fa carico e si prende la responsabilità di decidere. Fissatevi bene questo concetto: RESPONSABILITA’. Abbiamo una maggioranza bulgara in perenne adorazione, che sorregge senza esitazione l’operato del Sindaco e della Giunta condividendone tutte le RESPONSABILITA’. RESPONSABILITA’. Mamma che parola pesante da portarsi addosso... Sin dai suoi primi passi, il nostro sindaco ha fatto vedere di che pasta è fatto applicando l’unico comandamento della sua personalissima bibbia: “qui comando io”, spiazzando, con il suo celodurismo decisionista, anche molti dei suoi elettori, aficionados, amici, sodali o semplici simpatizzanti. Non ha invece sorpreso e spiazzato noi che avevamo inquadrato la situazione e il personaggio addirittura prima che vincesse le elezioni, basta andare a rileggersi i nostri editoriali. Ma si sa, noi siamo i “grillini” che sbraitano e urlano … noi siamo i soliti cittadini “normali” che non sanno che cosa sia la vera politica, non sanno cosa vuol dire “sporcarsi le mani” a fare le cose, non sanno che “la politica è l’arte del compromesso”.... e via dicendo con la fiera delle banalità. La realtà è che noi studiamo. E molto. Leggiamo tutte le carte, lavoriamo sodo (e gratis) sempre con l'interesse della comunità come fine ultimo. E non abbiamo paura a chiedere consigli, che anzi e` la nostra forza, del nostro metodo e del nostro gruppo. Erano sempre i soliti grillini che volevano sapere di chi fosse la responsabilità del disastro della piscina, disastro costato ai cittadini la bellezza di 1.650.000 Euro solo per avere a disposizione un rudere inutilizzabile. Erano i grillini che volevano sapere chi ha firmato i nullaosta al pagamento degli stati di avanzamento di lavori mai eseguiti, come si può facilmente leggere dalla pagina 32 in poi dalla Perizia del Tribunale Amministrativo Regionale del 26/01/2012: un atto pubblico, consultabile dal 2012 da chiunque in qualsiasi momento. Questo fatto la dice lunga sulla vera volontà politica delle giunte passate e presenti di andare veramente a fondo di questa vicenda. Sono sempre quegli impertinenti dei “grillini” che fanno presente alla Giunta che prima di firmare una contrattazione di un mutuo sarebbe cosa buona e giusta fare due calcoli per vedere quanto viene a costare … come sono “precisini” questi “grillini” … manco fossero soldi loro! E poi, sempre grillini che protestano per lo scippo di confronto, dibattito e di democrazia perpetuato dalla maggioranza in Commissione Economica per il nuovo sistema di smaltimento rifiuti e il relativo bando, i grillini che si lamentano degli incontri-farsa con la cittadinanza a giochi già fatti. Chi sono, se non i grillini, che sbraitano sul modo di “condividere” in Commissione Istituzionale il nuovo regolamento per le associazioni, regolamento blindato, costringendo le minoranze a proporre i loro emendamenti nel Consiglio Comunale e, ovviamente, a farseli bocciare … tra ilarità e sberleffi di una maggioranza soggiogata al volere del sindaco? Ma dato che a protestare sono solo i grillini (che tanto si sa che fanno casino sempre e comunque) il nostro sindaco ha pensato che questo suo modus operandi fosse stato accettato e “metabolizzato” di cittadini, o quantomeno da quella parte della cittadinanza che lo vota e lo supporta, che dopo tutto è quella che a lui interessa. … e poi arriva il problema dei Nidi. C’è la vertenza dei nidi? Pronti-via e il nostro sindaco va #avanticomeuntreno e applica lo stesso format, che poi è il vecchio trucchetto della “emergenza-urgenza-e-bisogna-decidere-in-fretta-quindi-decido-io-e-va-bene-così”. Solo che questa volta, lui assieme alla sua maggioranza/ologramma pare abbia fatto male i suoi conti. Questa volta non si trattava di Regolamenti o di Gare di Appalti (a queste cose il cittadino medio non si appassiona, anche se sono in ballo vagonate di soldi pubblici), ma si stava giocando con i destini lavorativi ed esistenziali di 16 persone. … e qualcosa è andato storto. Squarciato il velo, apriti cielo, e allora ecco che i cittadini cominciano a capire e iniziano a protestare per la mancanza di democrazia, di assenza di condivisione e concertazione delle scelte, mancanza di trasparenza sui processi decisionali, inesistenza di una anche minima volontà di coinvolgimento della cittadinanza in questa difficile scelta. … che siano diventati di colpo tutti “grillini”? Ma guarda un po’ quando si dice il caso e la combinazione! Ma qualcuno lo sa che nel programma dei “grillini” erano già presenti tutta una serie di strumenti che servivano a facilitare proprio tutti questi processi di partecipazione? i Tavoli di Lavoro Tematici, L’Archivio delle Competenze, L’Archivio delle Associazioni, Le Consultazioni Popolari Comunali, tanto per fare qualche esempio … sarebbe cosa buona e giusta, ogni tanto, prima delle elezioni andare a leggere i programmi, lo sappiamo che non è abitudine farlo, ma forse sarebbe il caso di iniziare a farlo... Ricordiamo ancora i sorrisetti e i commenti del tipo “Belle idee, ma qua siamo in Italia….” o del tipo alla Razzi “Te lo dico da amico, dai retta a me, che la politica a Cesano Boscone si fa in un altro modo...”. Certo che la politica a Cesano Boscone si fa in un altro modo! … e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Questo è il motivo per cui vogliamo cambiarla. Cosa abbiamo imparato da questa vicenda? Beh, ad esempio sappiamo chi sono i RESPONSABILI di tutte le decisioni prese, con tanto di nome e cognome, e potremo perciò evitare di votarli la prossima volta. Vi pare poco? Niente più alibi. Abbiamo anche imparato che gli strumenti di partecipazione, condivisione, trasparenza dei processi decisionali, rappresentano un valido presidio democratico alle derive autoritarie e decisioniste del sindaco di turno (a qualsiasi partito appartenga) e che senza di essi si rischia grosso. Abbiamo capito che ricercare e perseguire il bene comune è un processo lento, ma costante, è un lavoro certosino e quotidiano che ogni singolo cittadino deve compiere con l’aiuto di una amministrazione sana, consapevole, aperta e trasparente che ha a cuore il destino delle prossime generazioni. Ci auguriamo che almeno lo spettacolo indecoroso di un’assemblea pubblica militarizzata ci abbia fatto capire con quali persone abbiamo a che fare! E per finire sfatiamo un altro mito. Molti amministratori locali, nostro sindaco compreso, cercano di giustificare le loro scelte impopolari (tipo questa dei nidi) nascondendosi dietro la più classica delle scuse: “Le leggi e i regolamenti regionali, nazionali e le direttive europee ci vietano di fare questo, ci impongono di fare quest’altro…”. Insomma, ragazzi non è colpa mia, io vorrei tanto, ma ho le mani legate….. Detto ciò, vorremmo fare solo qualche domanda al nostro sindaco:
Nel caso in cui qualche “no” venisse invece fuori, l’unica azione onesta, coerente e trasparente del nostro sindaco dovrebbe essere quella di restituire la tessera del suo PD perché non rappresenta più gli ideali per i quali si era iscritto, e ritirarsi a vita privata dato che siamo sicuri che il suo impegno non sia dettato di brama di potere o da percorsi di carriera, ma di servizio alla collettività. Se invece resta dentro “il sistema” sappia il nostro sindaco che sarà ritenuto COMPLICE e RESPONSABILE, di tutto ciò che il suo partito (PD) e i suoi dirigenti avranno realizzato. Chi non si tira fuori è un complice. E questo vale per tutti. A Cesano abbiamo toccato il fondo, ma….. attenzione che questa giunta, al posto di risalire, potrebbe invece cominciare a scavare…. A proposito di scavare, cogliamo l’occasione per ricordare che il 17 aprile, c’è un REFERENDUM per fermare le trivelle nel nostro mare… il PD del nostro sindaco ha detto di stare a casa, noi vi diciamo invece di fare un favore a voi stessi e ai vostri figli: andate a votare e votate SI. La recente scomparsa del prof. Luciano Gallino [1] ci offre l’opportunità di ricordarlo attraverso uno dei suoi più recenti e dirompenti studi. Il saggio in oggetto s’intitola “Finanzcapitalismo” ed è stato pubblicato nel 2011 per i tipi di Einaudi. Ad una lettura superficiale può sembrare semplicemente un trattato sull’attuale crisi economica e le sue motivazioni d’esistenza, in realtà si tratta di una critica spietata alla nostra società. Una società in cui l’avere conta più dell’essere ; una società in cui a scuola, per prima cosa, s’impara ad essere concorrente del proprio compagno di banco invece di crescere nella gioia di scoprire; una società dove tutta l’economia si fonda sul profitto, privando l’essere umano della sua dignità; una società dove il progresso deve essere solo crescita; una società dove l’economia ci spinge a lavorare a ritmi spaventosi per produrre cose per lo più inutili, che poi altre persone, sempre lavorando a ritmi spaventosi, dovranno comprare. Tutto questo solo per arricchire pochi, senza dare alcuna felicità a troppi e per di più impoverendo, materialmente ed umanamente, tantissimi altri. Schiavi del consumo, repellenti all’accrescimento culturale e delle coscienze. Un imbarbarimento ideale più che ideologico; infatti d’ideologia, nella nostra società-mondo, ce n’è anche troppa e quella dominante che ci sta schiavizzando, illudendoci di maggiori libertà, è proprio quella neoliberista. Il capitalismo industriale ha avuto storicamente come motore l’industria manifatturiera, il capitalismo odierno ha come motore invece il sistema finanziario. I due differiscono fondamentalmente per il modo con cui producono accumulazione: il capitalismo industriale impiega denaro in acquisto di merci per produrre una maggior quantità di denaro, il capitalismo finanziario impiega il denaro sui mercati finanziari per produrre immediatamente maggior denaro. La logica dell’investimento finanziario è dunque quella di produrre un profitto più elevato rispetto all’investimento in merci, all’economia cosiddetta reale. Il capitalismo industriale aveva come obiettivo la produzione di valore, il capitalismo finanziario al contrario l”estrazione” di valore, ovvero massimizzare il valore estraibile da esseri umani e natura. Si produce valore quando si costruisce una casa, si pianta un albero; si estrae valore quando si provoca un aumento del prezzo delle case modificando i tassi di interesse o le condizioni del mutuo; quando si aumentano i ritmi di lavoro o l’orario a parità di salario; quando si distrugge un bosco per farne un parcheggio. La finanziarizzazione della economia è stata accortamente guidata da una classe capitalistica transnazionale, sostenuta sul piano politico e ideologico da una classe parallela. Tra i vertici delle due classi gli scambi di ruolo sono intensi e regolari. La politica aiutando lo sviluppo e l’ascesa del capitalismo finanziario ha abdicato al proprio compito storico di governare l’economia allo scopo di garantire il progresso delle comunità umane. Il sistema finanziario si fonda su una componente bancaria/assicurativa che controlla immense reti societarie e su investitori istituzionali quali fondi pensione, fondi comuni d’investimento o Hedge Funds (speculativi) che gestiscono un patrimonio vicino al valore del PIL mondiale. Date queste enormi risorse finanziarie, nessuna società finanziaria o industriale può permettersi di ignorare le richieste degli Investitori istituzionali. Inoltre la pressione degli investitori istituzionali sulle grandi imprese di cui detengono azioni richiede loro un rendimento sul capitale dell’ordine mediamente del 15% anche quando l’economia cresce ad un tasso di 4-5 volte inferiore. Conseguentemente le grandi imprese hanno dirottato i propri investimenti dalla ricerca, le nuove tecnologie, gli impianti, le condizioni lavorative, agli investimenti finanziari, ivi comprese le operazioni di acquisizione e fusione d’azienda ai fini della concentrazione. Il sistema finanziario fa uso anche della c.d. “finanza ombra” rappresentata da una gigantesca montagna di derivati, per valori di centinaia di trilioni. Non si tratta di finanza illegale, ma di attività de-regolate e liberalizzate. Così avviene che nella finanza ombra operino società costituite dalle banche al fine di veicolare fuori bilancio attivi che dovrebbero figurarvi. Dagli anni 80 in poi i derivati sono stati trasformati da strumenti di garanzia (garantivano un prezzo fisso per una quantità di merce futura) in strumenti altamente speculativi. A metà del 2008 ammontavano a circa 765 trilioni di dollari di cui 80 registrati presso le borse e il resto scambiato al banco tra privati. La finanziarizzazione delle imprese industriali ha imposto il paradigma della massimizzazione del profitto a favore degli azionisti, modificando l’etica e l’organizzazione dell’industria capitalistica. L’attenzione è ora incentrata sugli azionisti dimenticando gli altri soggetti sociali coinvolti nel processo produttivo: dipendenti, fornitori, comunità locali. Questa ideologia neoliberista che usa la finanza come arma di sterminio di massa si è dimostrata fallace fin dal suo esordio, infatti sono state ricorrenti le crisi economiche dall’1987 quando le principali borse mondiali crollarono in un sol giorno; nel 1997 in Asia orientale, America Latina e Russia con paurose cadute del Prodotto Interno Lordo; nel 2000-2003 partendo dagli USA con le varie “bolle” sulle new technologies poi sull’immobiliare e ancora nel 2007 che ancora si trascina e non da cenno di inversione di tendenza. Cosa è successo nel 2007? Non dobbiamo limitarci ad accennare all’altissima quota d’insolvenza che banche e assicurazioni scoprirono come conseguenza dell’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla FED. Ci sono cause strutturali di questo sistema che è bene evidenziare: un sistema finanziario basato sul debito privato e pubblico, ciò significa che ad ogni dollaro di beni o servizi reali corrispondevano almeno quattro dollari di denaro creato dal nulla finanziando un debito o con altri strumenti virtuali. Insomma al denaro espresso sotto forma di titoli non corrispondeva più la quantità di valore reale che essi nominalmente assicuravano. Eppure l’affermazione dell’ordine neoliberale evidenzia altri aspetti di crisi, oltre a quello economico: il grande squilibrio tra le potenzialità scientifiche e tecnologiche e le effettive condizioni di vita della popolazione mondiale che tendono progressivamente a peggiorare; l’insostenibilità ambientale del modello economico fondato sul principio dello sviluppo illimitato. Grandi sono le responsabilità della politica. Non si è trattato infatti di una sconfitta della politica, ma di una consapevole azione politica volta ad adattare la società all’economia. A conferma di ciò a partire dagli anni ’80 la politica ha abolito quelle normative che ostacolavano la libera circolazione di capitali e ha abolito la separazione tra attività finanziarie e bancarie introdotte per far fronte alla crisi del ’29. Non furono solo i politici americani a sostenere questo cambiamento, ma anche quelli europei, in primis Mitterand e il suo ministro Delors, ma anche Thatcher e Kohl, quella italiana ha fatto seguito con i governi tecnici succedutisi nei primi anni ’90 (Amato, Ciampi). Proprio in quegli anni i conflitti d’interesse si sono moltiplicati dovunque. Quali i possibili esiti di questa crisi strutturale ed ideologica, prima ancora che economica, sono lasciati ad una vostra personale lettura e interpretazione del saggio in oggetto. In conclusione, a fronte di denaro creato dal niente, con artifici virtuali, per espropriare ricchezza reale alle famiglie, creando nuovi schiavi incatenati all’incertezza del domani che si umiliano per un tozzo di pane, demolendo le strutture sociali fondamentali per lo sviluppo della democrazia, ci domandiamo: tutto questo per chi? Saranno le ricchezze di Tutankhamon del nuovo millennio, chiuse in una tomba e inutilizzabili? L’uomo è il predatore più efficace del pianeta, ma l’uomo è sempre stato illuminato nel suo sviluppo e ci ha spesso sorpreso con innovazioni tecniche e sociali in ogni tempo e luogo. Ci sorprenderemo ancora? L’”uomo illuminato” siamo ognuno di noi, quando riconosciamo la nostra ansia di vita comunitaria che ci ha portato nella storia a realizzare politiche win-win dove nessuno perde, quando riconosciamo i responsabili politici di questa tragedia e decidiamo di non assecondare oltre i loro intenti malevoli, quando non ci accontentiamo di una mediocrità che è terreno fertile per chi desidera una massa di schiavi, ma ricerchiamo l’eccellenza che sola ci può distinguere, imparando a conoscere profondamente gli strumenti che questo sistema utilizza, perché conoscerli è il modo migliore per sabotarli e volgerli ad una diversa funzione. Un ringraziamento quindi all’opera del Prof. Gallino che sia da stimolo all’azione politica che solo noi viventi possiamo portare a termine. Nota [1] Il Prof. Luciano Gallino è stato un sociologo esperto del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, e delle trasformazioni del mercato del lavoro. Iniziò la sua formazione sociologica presso l'Olivetti, per volontà dell'ingegner Adriano Olivetti. E’ stato poi “fellow research scientist” a Stanford, in California, e ordinario di Sociologia nella Facoltà di scienze dalla formazione di Torino. Riprese in mano le opere in campo economico di Karl Marx rinvigorendo una tesi antiliberista strutturata su due punti chiave: a) il concetto di “classe sociale” e di “lotta di classe”, che descrisse quasi al contrario rispetto alla direzione tradizionale nell’esposizione marxiana, e b) l’Unione Europea diventata manovratore per l’applicazione delle dottrine neoliberiste thatcheriane e reaganiane che annientano pace sociale, sviluppo economico delle classi medie e basse, diritti dei lavoratori conquistati dagli anni ’50. Ci rimane la capacità di analisi del reale con una riflessione orientata verso i più deboli, con un coraggio di ribellione al pensiero dominante più comune nella fase della giovane età che in quella degli ultrasessantenni. |
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Giugno 2020
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