Pubblichiamo qui di seguito l'intervento di Maria Pulice al Consiglio Comunale del 27/5/2020 Signor Sindaco, Signor Presidente del Consiglio comunale,
Prima di pronunciare la nostra dichiarazione di voto, ci sia permessa qualche considerazione: La Storia ci insegna che i momenti di crisi, molto spesso fungono da catalizzatore di processi che erano già presenti sottotraccia, ma che non avevano ancora trovato la forza di emergere e di realizzare il cambiamento. Quello che, fino a ieri venivano considerate delle utopie, se non delle stupidaggini, oggi vengono comunemente accettate come un dato di fatto naturale. Facciamo un esempio? Vi ricordate durante il picco di emergenza, la crisi dovuta alla carenza dei respiratori? Vi ricordate come è stato risolto? Vi ricordate i due giovani ingegneri lombardi che hanno ri-progettato un oggetto già esistente adattandolo alle esigenze anti-covid? Cosa hanno fatto questi due giovani ingegneri di così tanto semplice eppure così geniale? Hanno preso delle maschere da sub già in commercio alla Decathlon e le hanno collegate alle macchine di ventilazione, realizzando un nuovo raccordo prodotto con una normale stampante 3D. E la cosa ancora più importante è che hanno messo a disposizione il file di stampa gratuitamente a chiunque avesse voluto usarlo per stampare lo stesso oggetto. Ebbene, questo esempio ci spinge a fare diverse considerazioni in merito. Considerazione nr.1 Innovazione tecnologica Vi ricordate quando qualcuno, molti anni fa, vi parlava nei suoi suoi spettacoli prima e nel suo blog poi, delle potenzialità della stampa 3D? Vi ricordate come lo prendevano in giro? Vi ricordate quanti dicevano che era un pazzo e che era addirittura un personaggio pericoloso? Ebbene si, quel signore era un pazzo visionario. Ricordatevi però che sono solo i pazzi visionari quelli che riescono a vedere oltre la contingenza del presente ed immaginare un futuro diverso. Immaginare IL FUTURO. Non potremo mai attuare il cambiamento se continueremo a pensare nello stesso modo e fare le stesse cose come si sono sempre fatte. Considerazione nr.2 Innovazione produttiva L'innovazione tecnologica porta con sé una vera e propria rivoluzione del processo produttivo. Per produrre quel raccordo stampato in 3D non serve più realizzare uno stampo, non occorre più avere uno stabilimento, non occorre più portare il prodotto da una parte all’altra del mondo, non occorre più una rete di vendita e di distribuzione. Tutto ciò, rivoluzionerà la struttura produttiva. Molte attività, ora redditizie, non avranno più uno spazio in cui operare e saranno costrette a chiudere o a trasformarsi per adattarsi alle nuove condizioni del mercato. Dobbiamo comprendere i cambiamenti prima che questi avvengano per poterli governare e non per inseguirli. Considerazione nr.3 Urbanistica futura Il Covid 19 ha fatto finalmente venire a galla un dibattito tra gli studiosi della materia (architetti e urbanisti). E’ balzata in primo piano l’esigenza di pensare ad un cambiamento radicale del concetto di città. Urge un cambiamento che segua, anzi no, che anticipi, organizzi e pianifichi nuovi modelli di convivenza sociale, nuovi stili di vita, nuovi rapporti tra territorio antropizzato e natura. L’architetto Stefano Boeri, tanto per citarne uno, (quello del bosco verticale di Milano, tanto per intenderci) sta pensando a una delocalizzazione di molte attività che attualmente si svolgono fisicamente nella città, verso luoghi e borghi lontani, magari nelle montagne, dove potrebbero essere espletate virtualmente utilizzando lo smart working.
Un cittadino che partecipa in prima persona al cambiamento e se ne prende tutte le responsabilità sta alla base di questo cambiamento. Considerazione nr.4 Modelli di sviluppo L’attuale modello di sviluppo, già da tempo malato, ha ricevuto da questa epidemia, forse il suo colpo di grazia. Ora l’intervento pubblico deve salvare l’economia. Ma quale economia? Quella vecchia o deve inventarne una nuova? Siamo arrivati ad un bivio cruciale per il nostro futuro, il classico tema che la Storia, quella con la Esse maiuscola, periodicamente ci chiede di svolgere: Restaurazione o Rivoluzione? Come sarà impiegata l’enorme liquidità che verrà messa in circolo per la ricostruzione? MI spiego meglio citando brani di un'intervista fatta a Philip Wade, allievo dell’economista italiano Federico Caffè, attualmente professore di Storia contemporanea al Birkbeck College di Londra: Gli aiuti saranno infatti chiesti da tutti per restaurare le proprie attività, che saranno giustamente reclamate come vitali per la ripresa economica e per il benessere della collettività. Ma, attenzione, la maggior parte delle attività economiche, finanziarie e industriali che reclameranno gli aiuti sono le stesse che hanno contribuito a creare le condizioni sociali ed economiche in cui si è sviluppata e diffusa la pandemia. Ora, Se gli aiuti andranno alle big tech, tra le aziende più inquinanti che ci siano, alle grandi multinazionali alimentari, con i loro allevamenti intensivi che hanno distrutto il fragile equilibrio dell’ecosistema, ai fabbricanti di armi, alle grandi compagnie che estraggono e producono gas e petrolio, ai costruttori di infrastrutture inutili che bucano montagne e deturpano paesaggi, gli effetti della grande ricostruzione saranno più devastanti del virus stesso. I proiettili del bazooka della BCE che dovrebbero salvarci potrebbero invece ucciderci definitivamente. Salvare aziende alla fine del loro ciclo di vita naturale significa bloccare il futuro, regredire a un passato che era già finito. Questa presunta soluzione della crisi rischia di tramutarsi in una restaurazione, dove ogni sforzo sarà volto a tenere in vita un sistema di sviluppo che è già morto. Saranno migliaia di aziende e di industrie inutili e dannose a beneficiare della retorica lavorista della politica occidentale, una retorica capace solo di mascherare la tossicità di questo sistema produttivo con la garanzia di offrire un’apparente pace sociale fatta solo di lavori inutili. In un sistema che procede a tappe forzate verso la completa automazione, oggi è indispensabile la redistribuzione di un reddito universale e garantito. Non è possibile intraprendere l’ennesima operazione di maquillage ecologista che permetta invece la sopravvivenza economica di questo sistema nocivo. Una sopravvivenza che durerà comunque solo per un altro giro, e a costi sociali e ambientali altissimi. Considerazione n.5 La nuova vita Quella che viene denominata “distruzione creativa” non può più significare liberarsi dei diritti, ma deve voler dire crearne di nuovi, deve finalmente significare adattare il sistema produttivo alle nuove esigenze di vita, e non viceversa. Occorre disegnare un nuovo modello di società dove i giovani non debbano necessariamente competere con i genitori per poter entrare a farne parte attiva, e dove ci siano gli spazi per far sì che nuove idee, le loro, plasmino il futuro della comunità. Nuovi spazi e possibilità proprio per ragazzi e ragazze come i due ingegneri di cui sopra, capaci di pensare in maniera innovativa, creativa e, come dicono gli anglosassoni "out of the box", fuori dagli schemi consolidati. Anche perché se dopo una guerra ci sono da ricostruire case, strade, aeroporti, dopo una pandemia paradossalmente tutte le infrastrutture rimangono in piedi, e bisogna ricostruire gli essere umani e le loro relazioni affettive. Signor Sindaco, Abbiamo letto attentamente la vostra mozione che, come maggioranza, avete oggi messo in votazione in questa assemblea. La mozione è d’indirizzo e non poteva essere altro. Questa vostra mozione è un contenitore - per il momento vuoto - di azioni concrete che potrebbero portare verso la Restaurazione del precedente sistema oppure verso la Rivoluzione e il vero cambiamento che è ciò che noi auspichiamo. Oggi, evidentemente, non ci è possibile né votare contro, né a favore, perché non ne conosciamo i contenuti. Ci asterremo quindi aspettando le vostre proposte concrete. Le aspetteremo per discuterle in modo aperto e costruttivo (come sempre abbiamo fatto quando ce ne è stata data l’occasione) all’interno di tavoli di lavoro tematici che penso e spero provvederete a formare. Avete un’occasione storica per attuare il cambiamento. Non sprecatela.
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Pubblichiamo qui di seguito un estratto dell'intervento della Consigliera del Movimento 5 Stelle Maria Pulice. “Signor Presidente, Signori consiglieri, (…) dall’analisi del Movimento 5 stelle sul Bilancio Preventivo ed il Documento Unico di Programmazione (DUP) che vengono sottoposti alla nostra approvazione, emerge la sostanziale continuità con il periodo di amministrazione precedente e ritroviamo quasi per intero quanto abbiamo criticato in quel periodo. E’ giusto dire che riscontriamo anche una maggior sensibilità a temi a noi cari, che costantemente abbiamo promosso, come ad esempio la manutenzione degli immobili scolastici, la lotta all’emergenza climatica attraverso la piantumazione, la tariffazione puntuale nella raccolta dei rifiuti urbani, l’introduzione di sempre più ampie zone 30 e ultimamente – anche spinto forse da mozioni in questo senso – la destinazione di risorse per la messa in funzione di un servizio navetta. Oltre a, non dimentichiamolo, l’attenzione costante ad un corretto equilibrio finanziario. Questa è la direzione che condividiamo, ma - data l’entità di alcuni appostamenti - non è sufficiente a farci condividere la parte restante delle politiche di bilancio, di cui citiamo solo gli aspetti che riteniamo più negativi. E’ previsto nel periodo una riduzione dell’entità di debito in mutui. Ma come matura questa riduzione? Solo ed esclusivamente attraverso una presunta vendita dell’area ex-FFSS e relativo incasso di oneri. Vendita che sappiamo benissimo essere giunta al terzo bando andato deserto. Sarà il prossimo bando più fortunato? Chi lo sa, ma certo il rischio su questa operazione è estremamente elevato. Ciò significa che non possiamo credere alla dichiarazione di riduzione di entità dei mutui. Ci chiediamo se la vendita di un’area per la costruzione di un nuovo centro commerciale sia vantaggiosa per il nostro comune, proprio mentre si discute della crisi del centro commerciale ex Auchan (…) Viene previsto un ammontare di mutui pari a 1,5 milioni di euro per la manutenzione di strade e marciapiedi. Abbiamo atteso per cinque lunghissimi anni che venisse effettuata una dovuta manutenzione, che peraltro noi riteniamo ordinaria, ovvero facente parte dei doveri continui e immancabili di un’amministrazione comunale. Non è proprio il caso di continuare a cercare alibi ed a ripetere che abbiamo subito importanti lavori di imprese terze sul territorio perché un corretto coordinamento di queste imprese è compito dell’amministrazione con lo scopo appunto di minimizzare l’impatto in termini di disagio e spesa. Sono diversi i comuni interessati da lavori infrastrutturali, ma non per questo si trovano a bloccare tutta la programmazione. (…) Se questo non bastasse, ecco un’opera che viene dal passato, il cosiddetto “rilancio della piscina”: consumo di suolo e impegno per oltre 8 milioni di euro sono le parole d’ordine. Anche in questo caso, come sottovalutare il rischio inerente al progetto? E’ proprio vero che la storia spesso non insegna nulla. I rischi che vediamo sono: incremento dei costi e profittabilità inferiore alle aspettative, fino al possibile fallimento dell’iniziativa. (…) Stiamo già mettendo da parte delle risorse per vedere se il bilancio sarà in grado di sopportare questo esborso a regime ed intanto costituiamo un tesoretto sottraendo fondi alla collettività che potrebbero essere impiegati subito e meglio. (…) Sempre sugli investimenti, si parla del progetto “smart city” per circa 415 mila euro che saranno anche questi finanziati con mutui. Ci permettiamo di dire che forse prima di sbandierare la riduzione dei costi di dati e fonia negli anni passati, si sarebbe potuto intraprendere un percorso di valutazione dell’infrastruttura prima del cambio dell’operatore, che non ha portato alcun risparmio. Sottolineiamo che la misura adottata dal governo giallo-verde sull’efficientamento energetico per 130 mila euro (per il nostro comune) è stata confermata anche dal governo giallo-rosso diventando strutturale; questo è un chiaro segno che la norma Fraccaro promossa dal Movimento 5 Stelle mette d’accordo tutte le forze politiche. Invitiamo la Giunta a cercare con insistenza e priorità, maggiore di quanto accennato nei documenti programmatici, le risorse per investimenti attraverso la partecipazione a bandi per contributi regionali e statali (come suggerito dai revisori contabili) Un altro rischio non affrontato nel bilancio preventivo, che vogliamo sottolineare, è la probabile svalutazione della partecipazione in Area Sud. Ben ricordiamo gli eventi che hanno portato alla rottura del contratto di gestione dei rifiuti e non possiamo affermare che la situazione sia stata gestita in modo indolore. La partecipazione era stata periziata e messa in vendita per un valore di circa 400 mila euro, ad oggi praticamente vale zero non essendo possibile cedere quote che nessuno vuole (…) Non possiamo certo dire che le società che si occupano attualmente del servizio– San Germano, ora acquista da IREN Ambiente, ed ECOL service, a quanto pare in concordato con riserva – abbiano compiuto un salto di qualità e la scadenza contrattuale del 2021 non dovrebbe porre dubbi sull’eventualità di proseguimento con gli stessi soggetti.
(…) Sulla partecipata SCC apprendiamo dal DUP che nel corso del 2019 è stato necessario rivedere le tariffe al rialzo al fine di riequilibrare la gestione finanziaria del consorzio. Scaricare i maggiori costi sugli utilizzatori dei servizi è sempre la strada più facile, ma per senso etico ci chiediamo e vi chiediamo se sia stata fatta un’opportuna analisi dei costi alla ricerca di possibili inefficienze e se le persone delegate dall’amministrazione ad effettuare questo controllo siano realmente competenti in questa funzione. In conclusione, non possiamo affermare che l’idea di amministrazione della città e della comunità cittadina espressa da questi documenti programmatici coincida con la nostra. Non siamo lontani mille miglia, ma la nostra idea ha un realizzabile contenuto di innovazione e di valore che ci solleverebbe dalla sensazione di normale mediocrità che ci arriva nell’immaginare la Cesano espressa in questi documenti. Per i sopraelencati motivi il nostro voto resta contrario.” A Milano la Giornata mondiale dello sciopero climatico è stata un successo di partecipazione, soprattutto dei giovani che hanno dimostrato di avere molta più consapevolezza del problema rispetto a quelli più “maturi” di loro. E hanno anche le idee molto chiare in merito. Da Roma, Firenze, Napoli, Torino, Milano, Bologna è partito un grido di accusa nei confronti della classe politica tutta intera che si è dimostrata incapace di affrontare il problema. Questi giovani, molto più “sgamati” di quanto sembrano, con linguaggi e canali di comunicazione nuovi e alternativi ai nostri, giovani che già snobbano Facebook ritenendolo inutile, pericoloso e superato, che seguono percorsi sotterranei per organizzarsi, che nativi digitali, sanno usare il web e non farsi da esso usare, questi giovani sono abbastanza pragmatici da acquisire informazioni badando al sodo. E chi, se non una giovane loro coetanea, avrebbe potuto suonare la sveglia? Ebbene questa ragazza svedese, Greta Thunberg, con la semplicità e pragmaticità tipica del suo popolo, è riuscita, usando poche parole ma pesanti come pietre, a inchiodare alle loro responsabilità tutte le generazioni precedenti, colpevoli di non aver fatto nulla per evitare i cambiamenti climatici che stanno avvenendo nel mondo. Ebbene, per non cadere nella retorica e diluire la potenza di questo messaggio, noi a Cesano vogliamo cercare di raggiungere questa sfuggente generazione di giovani (e non solo loro) nel modo più pragmatico possibile. Poche parole e molti fatti. Il programma per Cesano del nostro candidato sindaco Maria Pulice ha le sue salde fondamenta proprio in ciò che questi ragazzi oggi hanno richiesto a gran voce. Maria Pulice - M5S Cesano Boscone
Qualche esempio? La proposta Costruire Riducendo le Emissioni è un progetto innovativo che permette di efficientare energeticamente (riducendo le emissioni inquinanti) gli edifici esistenti, a costo zero per i proprietari. (CLICCA QUI per approfondire la proposta). Azione 3.2.2 del Programma. La proposta Zero Energy City vuole realizzare edifici che producono autonomamente l’energia di cui abbisognano, arrivando anche a produrre più energia di quanta ne serve e vendendone il surplus. (CLICCA QUI per approfondire la proposta). Azione 1.4.1 del Programma. Trasformare i capannoni inutilizzati in serre per attività agricola ad alta intensità e colture idroponiche. Azione 3.3.4 del Programma. La realizzazione di una piattaforma di smaltimento dei rifiuti RAEE per il riciclo di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche. Azione 1.2.1 del Programma. La realizzazione di un centro per il riciclo degli olii alimentari domestici ed industriali per la produzione di biodiesel ed energia elettrica. Azione 1.2.2 del Programma. La promozione di gruppi di acquisto solidale per l’acquisto di prodotti alimentari direttamente dai produttori. Azione 10.3.2 del Programma. La possibilità di effettuare la raccolta dei rifiuti in modo altamente efficiente e remunerativo anche per il cittadino. Azioni 1.1.1 - 1.1.2 - 1.1.3 del Programma. L’efficientamento energetico (meno emissioni) di tutti gli edifici comunali (meno spese per il riscaldamento). Azioni 3.4.1 e 3.4.2 del Programma.
Alcune di queste proposte le avevamo già presentate durante questi ultimi 5 anni di amministrazione del sindaco uscente, ma purtroppo, e ci spiace doverlo dire, sono state accolte con battute, insulti e commenti non consoni al ruolo che un consigliere comunale dovrebbe rivestire.
Questo purtroppo non fa ben sperare nella sensibilità su questo tema di questo sindaco uscente che si sta riproponendo per un secondo mandato e soprattutto non dà garanzie se quello che prometterà riguardo questi temi verrà mantenuto. Ma tutto questo, ai ragazzi che oggi che hanno manifestato a Milano, poco importa e forse hanno ragione loro. Quello che importa è che questa sarà forse l’ultima occasione per fermare questa follia e per ridare indietro ai nostri figli quella Terra che loro ci avevano prestato e che pensavano avremmo curato meglio. Se non hai intenzione di votarci, cosa legittima, chiedi però al tuo candidato sindaco che cosa intende fare IN CONCRETO per contrastare i cambiamenti climatici. Pretendi fatti concreti e non solo parole generiche, perché qui in ballo non c’è la vittoria o la sconfitta di questo o quello. Qui in ballo c’è la conservazione di un pianeta, l’unico pianeta, sul quale ci è data la possibilità di vivere. Fallo per i tuoi figli e nipoti, gli stessi figli e nipoti che oggi erano in centomila a Milano a chiedere il vero cambiamento. Il Futuro è già cominciato. Cesano Boscone merita di più. Sedetevi, mettetevi comodi e cominciate a leggere.
Premessa: Con il termine welfare aziendale s’intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit di natura monetaria sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni. Da qualche anno molte Società hanno scelto di “attivare” lo strumento del welfare aziendale per i propri dipendenti. Per poter usufruire dei servizi del welfare il dipendente accede al portale della Società che gestisce il suo Welfare, dal menu sceglie il servizio desiderato e l’azienda presso la quale si desidera consumare tale servizio ed il “gioco” è fatto … tutto molto semplice. Se l’azienda scelta dal dipendente ove utilizzare il welfare non è presente nella lista pre-caricata sul portale se ne richiede l’iscrizione direttamente alla società erogatrice del welfare che si occuperà personalmente di inviare comunicazione all’azienda prescelta ... anche in questo caso tutto molto semplice. Prima di passare a quanto successo, cioè ai fatti, riteniamo corretto aggiungere che l’azienda presso la quale il dipendente vorrebbe utilizzare il suo welfare può decidere, in piena libertà, di non accettare di entrare nel “circuito” del welfare dando per iscritto parere negativo. Veniamo ai fatti: Nel mese di ottobre la Signora Lucia (nome di fantasia) ha deciso di usufruire del “benefit Welfare” per il pagamento dei servizi scolastici al Comune di Cesano Boscone. La Signora Lucia è quindi entrata nel portale messo a disposizione dalla Società che le cura il welfare aziendale ed ha cercato nella lista pre-caricata: il Comune di Cesano Boscone non era presente. Nessun problema … la Signora Lucia ha effettuato la richiesta scritta all’azienda gestrice del suo welfare chiedendole, come previsto dall’iter, di mettersi in contatto con il Comune di Cesano Boscone per avviare la pratica (ricordiamo che la richiesta non può essere effettuata direttamente dal dipendente ma deve necessariamente essere effettuata dalla società gestrice del welfare). Dopo 4 giorni dalla richiesta la Signora Lucia ha ricevuto una chiamata dalla società gestrice del welfare con la quale le comunicavano l’impossibilità non solo di parlare con un dipendente comunale ma di non riuscire nemmeno attraverso il sito ufficiale del comune a trovare un riferimento del responsabile dei servizi scolastici. La Signora Lucia, pur perplessa sul fatto che nessun dipendente del Comune rispondesse, non si è persa d’animo e, visto che era in possesso del numero di telefono e dell’indirizzo mail del responsabile dei Servizi Scolastici, l’ha comunicato all’azienda erogatrice del welfare ... problema risolto? … No. Dopo varie mail ricevute sullo status negativo della pratica, la Signora Lucia, in data 24 novembre, ha ricevuto una nuova ed ultima comunicazione da parte della società erogatrice riportava quanto segue: “Gentile Beneficiario, comunico che la richiesta di convenzione per il COMUNE DI CESANO BOSCONE è stata rifiutata, in quanto dopo svariati solleciti non abbiamo ricevuto alcun riscontro.” … “DOPO VARI SOLLECITI NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUN RISCONTRO” … La Signora Lucia ha quindi potuto solo prendere atto dell’inefficienza dell’Ente e ha dovuto procedere ad effettuare il pagamento senza poter utilizzare quella parte di benefit messo a disposizione dalla sua azienda, subendo quindi un danno oltre che economico anche morale. La Signora Lucia non è l’unica ad essersi scontrata con il “muro del silenzio” comunale … Parliamo infatti anche della Signora Paola (nome di fantasia) che ha tentato, invano, di contattare telefonicamente l’Ufficio Servizi scolastici del Comune di Cesano Boscone per 3 giorni ed è riuscita infine a risolvere il suo problema solo grazie alla gentilezza di un dipendente di un altro ufficio del Comune che si è preoccupato di andare nell’Ufficio competente per risolverle il problema. Chissà perché quando c’è da chiedere soldi ai cittadini gli Enti sono sempre molto efficienti, ma quando c’è da fornire un servizio al cittadino – in questo caso bastava una semplice risposta – le cose si fanno sempre molto complicate. Questo non è il Comune che vogliamo. L’inefficienza della macchina comunale, che non riguarda ovviamente tutti i settori e tutti i dipendenti, secondo noi è lo specchio dell’inefficienza di chi questa macchina la dovrebbe controllare e “manutenzionare” ove necessario … Si dirà: “la colpa non può essere del Sindaco o della Giunta, loro prendono solo decisioni politiche” … vero e non vero, diciamo noi, in quanto a questi Signori spetta ben di più e sono pagati per fare molto di più! Essi devono vigilare e apportare, ove necessario, le opportune migliorie per evitare che succeda quanto sopra illustrato. Ringraziamo il Sindaco, la Giunta, Il Partito Democratico e la Lista Civica Futuro in Comune per l’inefficienza dimostrata in questi 5 anni cosparsi di errori e distrazioni di cui la cittadinanza ha pagato e pagherà per molti anni il prezzo. Dato che comunque questa è una faccenda di interesse pubblico, invitiamo il sindaco ad interessarsi personalmente del caso e a porvi rimedio al più presto. Una volta risolto il problema, sarebbe doveroso da parte dell'amministrazione avvisare i cittadini eventualmente interessati ad attivare questa forma di welfare aziendale, a contattare un ufficio preposto con il nominativo di un referente, un numero di telefono e un indirizzo email. Il giornalino di Cesano, il sito del comune, la pagina Facebook, Istagram, comunicati stampa, manifesti, volantini, alfabeto morse, segnali di fumo, vanno tutti benissimo... Restiamo in attesa. La recente scomparsa del prof. Luciano Gallino [1] ci offre l’opportunità di ricordarlo attraverso uno dei suoi più recenti e dirompenti studi. Il saggio in oggetto s’intitola “Finanzcapitalismo” ed è stato pubblicato nel 2011 per i tipi di Einaudi. Ad una lettura superficiale può sembrare semplicemente un trattato sull’attuale crisi economica e le sue motivazioni d’esistenza, in realtà si tratta di una critica spietata alla nostra società. Una società in cui l’avere conta più dell’essere ; una società in cui a scuola, per prima cosa, s’impara ad essere concorrente del proprio compagno di banco invece di crescere nella gioia di scoprire; una società dove tutta l’economia si fonda sul profitto, privando l’essere umano della sua dignità; una società dove il progresso deve essere solo crescita; una società dove l’economia ci spinge a lavorare a ritmi spaventosi per produrre cose per lo più inutili, che poi altre persone, sempre lavorando a ritmi spaventosi, dovranno comprare. Tutto questo solo per arricchire pochi, senza dare alcuna felicità a troppi e per di più impoverendo, materialmente ed umanamente, tantissimi altri. Schiavi del consumo, repellenti all’accrescimento culturale e delle coscienze. Un imbarbarimento ideale più che ideologico; infatti d’ideologia, nella nostra società-mondo, ce n’è anche troppa e quella dominante che ci sta schiavizzando, illudendoci di maggiori libertà, è proprio quella neoliberista. Il capitalismo industriale ha avuto storicamente come motore l’industria manifatturiera, il capitalismo odierno ha come motore invece il sistema finanziario. I due differiscono fondamentalmente per il modo con cui producono accumulazione: il capitalismo industriale impiega denaro in acquisto di merci per produrre una maggior quantità di denaro, il capitalismo finanziario impiega il denaro sui mercati finanziari per produrre immediatamente maggior denaro. La logica dell’investimento finanziario è dunque quella di produrre un profitto più elevato rispetto all’investimento in merci, all’economia cosiddetta reale. Il capitalismo industriale aveva come obiettivo la produzione di valore, il capitalismo finanziario al contrario l”estrazione” di valore, ovvero massimizzare il valore estraibile da esseri umani e natura. Si produce valore quando si costruisce una casa, si pianta un albero; si estrae valore quando si provoca un aumento del prezzo delle case modificando i tassi di interesse o le condizioni del mutuo; quando si aumentano i ritmi di lavoro o l’orario a parità di salario; quando si distrugge un bosco per farne un parcheggio. La finanziarizzazione della economia è stata accortamente guidata da una classe capitalistica transnazionale, sostenuta sul piano politico e ideologico da una classe parallela. Tra i vertici delle due classi gli scambi di ruolo sono intensi e regolari. La politica aiutando lo sviluppo e l’ascesa del capitalismo finanziario ha abdicato al proprio compito storico di governare l’economia allo scopo di garantire il progresso delle comunità umane. Il sistema finanziario si fonda su una componente bancaria/assicurativa che controlla immense reti societarie e su investitori istituzionali quali fondi pensione, fondi comuni d’investimento o Hedge Funds (speculativi) che gestiscono un patrimonio vicino al valore del PIL mondiale. Date queste enormi risorse finanziarie, nessuna società finanziaria o industriale può permettersi di ignorare le richieste degli Investitori istituzionali. Inoltre la pressione degli investitori istituzionali sulle grandi imprese di cui detengono azioni richiede loro un rendimento sul capitale dell’ordine mediamente del 15% anche quando l’economia cresce ad un tasso di 4-5 volte inferiore. Conseguentemente le grandi imprese hanno dirottato i propri investimenti dalla ricerca, le nuove tecnologie, gli impianti, le condizioni lavorative, agli investimenti finanziari, ivi comprese le operazioni di acquisizione e fusione d’azienda ai fini della concentrazione. Il sistema finanziario fa uso anche della c.d. “finanza ombra” rappresentata da una gigantesca montagna di derivati, per valori di centinaia di trilioni. Non si tratta di finanza illegale, ma di attività de-regolate e liberalizzate. Così avviene che nella finanza ombra operino società costituite dalle banche al fine di veicolare fuori bilancio attivi che dovrebbero figurarvi. Dagli anni 80 in poi i derivati sono stati trasformati da strumenti di garanzia (garantivano un prezzo fisso per una quantità di merce futura) in strumenti altamente speculativi. A metà del 2008 ammontavano a circa 765 trilioni di dollari di cui 80 registrati presso le borse e il resto scambiato al banco tra privati. La finanziarizzazione delle imprese industriali ha imposto il paradigma della massimizzazione del profitto a favore degli azionisti, modificando l’etica e l’organizzazione dell’industria capitalistica. L’attenzione è ora incentrata sugli azionisti dimenticando gli altri soggetti sociali coinvolti nel processo produttivo: dipendenti, fornitori, comunità locali. Questa ideologia neoliberista che usa la finanza come arma di sterminio di massa si è dimostrata fallace fin dal suo esordio, infatti sono state ricorrenti le crisi economiche dall’1987 quando le principali borse mondiali crollarono in un sol giorno; nel 1997 in Asia orientale, America Latina e Russia con paurose cadute del Prodotto Interno Lordo; nel 2000-2003 partendo dagli USA con le varie “bolle” sulle new technologies poi sull’immobiliare e ancora nel 2007 che ancora si trascina e non da cenno di inversione di tendenza. Cosa è successo nel 2007? Non dobbiamo limitarci ad accennare all’altissima quota d’insolvenza che banche e assicurazioni scoprirono come conseguenza dell’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla FED. Ci sono cause strutturali di questo sistema che è bene evidenziare: un sistema finanziario basato sul debito privato e pubblico, ciò significa che ad ogni dollaro di beni o servizi reali corrispondevano almeno quattro dollari di denaro creato dal nulla finanziando un debito o con altri strumenti virtuali. Insomma al denaro espresso sotto forma di titoli non corrispondeva più la quantità di valore reale che essi nominalmente assicuravano. Eppure l’affermazione dell’ordine neoliberale evidenzia altri aspetti di crisi, oltre a quello economico: il grande squilibrio tra le potenzialità scientifiche e tecnologiche e le effettive condizioni di vita della popolazione mondiale che tendono progressivamente a peggiorare; l’insostenibilità ambientale del modello economico fondato sul principio dello sviluppo illimitato. Grandi sono le responsabilità della politica. Non si è trattato infatti di una sconfitta della politica, ma di una consapevole azione politica volta ad adattare la società all’economia. A conferma di ciò a partire dagli anni ’80 la politica ha abolito quelle normative che ostacolavano la libera circolazione di capitali e ha abolito la separazione tra attività finanziarie e bancarie introdotte per far fronte alla crisi del ’29. Non furono solo i politici americani a sostenere questo cambiamento, ma anche quelli europei, in primis Mitterand e il suo ministro Delors, ma anche Thatcher e Kohl, quella italiana ha fatto seguito con i governi tecnici succedutisi nei primi anni ’90 (Amato, Ciampi). Proprio in quegli anni i conflitti d’interesse si sono moltiplicati dovunque. Quali i possibili esiti di questa crisi strutturale ed ideologica, prima ancora che economica, sono lasciati ad una vostra personale lettura e interpretazione del saggio in oggetto. In conclusione, a fronte di denaro creato dal niente, con artifici virtuali, per espropriare ricchezza reale alle famiglie, creando nuovi schiavi incatenati all’incertezza del domani che si umiliano per un tozzo di pane, demolendo le strutture sociali fondamentali per lo sviluppo della democrazia, ci domandiamo: tutto questo per chi? Saranno le ricchezze di Tutankhamon del nuovo millennio, chiuse in una tomba e inutilizzabili? L’uomo è il predatore più efficace del pianeta, ma l’uomo è sempre stato illuminato nel suo sviluppo e ci ha spesso sorpreso con innovazioni tecniche e sociali in ogni tempo e luogo. Ci sorprenderemo ancora? L’”uomo illuminato” siamo ognuno di noi, quando riconosciamo la nostra ansia di vita comunitaria che ci ha portato nella storia a realizzare politiche win-win dove nessuno perde, quando riconosciamo i responsabili politici di questa tragedia e decidiamo di non assecondare oltre i loro intenti malevoli, quando non ci accontentiamo di una mediocrità che è terreno fertile per chi desidera una massa di schiavi, ma ricerchiamo l’eccellenza che sola ci può distinguere, imparando a conoscere profondamente gli strumenti che questo sistema utilizza, perché conoscerli è il modo migliore per sabotarli e volgerli ad una diversa funzione. Un ringraziamento quindi all’opera del Prof. Gallino che sia da stimolo all’azione politica che solo noi viventi possiamo portare a termine. Nota [1] Il Prof. Luciano Gallino è stato un sociologo esperto del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, e delle trasformazioni del mercato del lavoro. Iniziò la sua formazione sociologica presso l'Olivetti, per volontà dell'ingegner Adriano Olivetti. E’ stato poi “fellow research scientist” a Stanford, in California, e ordinario di Sociologia nella Facoltà di scienze dalla formazione di Torino. Riprese in mano le opere in campo economico di Karl Marx rinvigorendo una tesi antiliberista strutturata su due punti chiave: a) il concetto di “classe sociale” e di “lotta di classe”, che descrisse quasi al contrario rispetto alla direzione tradizionale nell’esposizione marxiana, e b) l’Unione Europea diventata manovratore per l’applicazione delle dottrine neoliberiste thatcheriane e reaganiane che annientano pace sociale, sviluppo economico delle classi medie e basse, diritti dei lavoratori conquistati dagli anni ’50. Ci rimane la capacità di analisi del reale con una riflessione orientata verso i più deboli, con un coraggio di ribellione al pensiero dominante più comune nella fase della giovane età che in quella degli ultrasessantenni. Il 25 giugno alle ore 12:03 nella sua pagina ufficiale ‘Simone Negri - Sindaco di Cesano Boscone - Politico’ il nostro sindaco ha pubblicato il seguente post con evidente riferimento all’editoriale precedentemente pubblicato dal nostro gruppo “Con l'auspicio di tranquillizzare le forze politiche cesanesi rispetto alla situazione debitoria del comune di Cesano, mostro questi grafici che meglio di qualsiasi parola spiegano l'evoluzione dell'indebitamento comunale. Ad oggi la nuova amministrazione non ha acceso mutui, ma ha soltanto avviato la rinegoziazione di una piccola parte di questi (su segnalazione peraltro del Ministero). Negli ultimi anni abbiamo recuperato notevole capacità di indebitamento: tant'è che la soglia è all'8% e noi siamo circa a metà (4.16%). Inoltre è possibile notare come sia in progressiva riduzione l'incidenza di tali mutui sulla spesa corrente. Penso si possa dire che la situazione è più che sotto controllo... (emoticon)“ Come indicato erano allegati 3 grafici di cui riportiamo il primo. Dimostreremo qui di seguito come le affermazioni contenute nel post siano fuorvianti ovvero producano un’immagine che non è quella sostanziale in relazione all’indebitamento del comune. Quindi più che chiarire una situazione alla cittadinanza, come spesso succede si è approfittato per fare propaganda politica. 1) Partendo dalla tabella che dovrebbe supportare le affermazioni, i numeri riportati come totali degli interessi passivi per il 2014 e il 2015 non corrispondono a quanto esposto nel Rendiconto 2014 e nel Preventivo 2015 approvati dal Consiglio Comunale e dai Revisori. Infatti nei bilanci suddetti gli interessi passivi inclusi nelle spese correnti sono espressi rispettivamente in 864.019 euro e 865.000 euro, non dando quindi nessun segnale di diminuzione come nel prospetto presentato. Sembra legittimo pensare che i dati di bilancio siano quelli veri e pertanto va spiegata la logica con cui nel prospetto altri numeri sono indicati. Ma una cosa è certa, se i dati riportati sono inaffidabili altrettanto diventano le affermazioni che essi supportano. 2) Piuttosto che presentare tabelle che mostrano la capacità di indebitamento, tra l’altro basate su una forma legislativa e che non ci riguarda visto che lo stesso sindaco dichiara di non voler accendere ad ulteriori mutui, e che per nulla ‘spiegano l’evoluzione dell’indebitamento comunale’, meglio sarebbe stato fare il grafico per esempio dal 31 dicembre 2013 in avanti dell’andamento puntuale del totale debito (capitale più interessi) per essere consapevoli del reale diminuire del debito pendente sulle nostre spalle. Giusto per non dare solo l’informazione che più fa comodo … 3) Questo sarebbe stato però poco vantaggioso per il signor Sindaco in quanto avrebbe visualizzato e reso comprensibile a tutti come il totale debito è aumentato con l’operazione di rinegoziazione (che il Ministero ha segnalato ma non ha dato come obbligatoria). Infatti il totale debito (capitale più interessi) non aumenta solo accendendo nuovi mutui, ma anche posticipando il rimborso dei mutui esistenti. Nel nostro caso la chiusura di un 15-20% circa del totale mutui è stato posticipato di 9 anni, su questo prolungamento verranno pagati interessi passivi che nella situazione originaria non sarebbero stati sostenuti, quindi stesso capitale ma totale interessi maggiore uguale aumento del debito totale. Mostriamo questo concetto in forma grafica nell’illustrazione seguente. 4) I mutui se li si rimborsa regolarmente diminuiscono per loro natura, quindi non è sorprendente dire che “il debito si riduce” e non è una capacità straordinaria dell’Amministrazione ridurre i debiti. La sostanza sta sempre nel “quanto”, se si riducono naturalmente, bene, si è fatto quel che si doveva; se si riducono invece del 40-50% si è fatta una vera e importante azione di governo; se infine li si aumentano, ci sono due possibilità: o si stanno facendo investimenti - ma non è il nostro caso – o si stanno finanziando le spese correnti giostrando i mutui e la teoria dice che questo non è un comportamento sano. Perché andare in simile dettaglio? Non per affermare che la situazione non sia sotto controllo, non per negare che se fosse necessario potremmo fare altri mutui (e non dubitiamo che con la chiusura dell’affaire piscina sarà necessario), ma perché i cittadini siano informati in modo trasparente e soprattutto corretto di quali sono le conseguenze degli atti di amministrazione , per buoni o cattivi che li si voglia giudicare. Signor Sindaco, meno male che la situazione finanziaria per ora è sotto controllo, non è questo obiettivo minimo che le chiedono i cittadini (l’alternativa sarebbe un commissariamento che nessuno si augura) ma piuttosto i cittadini le chiedono che i loro tanti soldi messi a disposizione della comunità vengano spesi bene e a loro vantaggio. I cittadini sono i suoi azionisti e non possono che essere felici che a tutti loro l’azione di governo porti beneficio. Non nascondiamoci quindi dietro un’operazione finanziaria per riportare un difficile equilibrio di bilancio, ma piuttosto lavoriamo perché le entrate e le spese siano economicamente efficaci, a vantaggio di tutti e soprattutto dei più deboli (non dei più vicini ai partiti). Polemizzare su Facebook (che altro non è che l'equivalente delle osterie del secolo scorso) è un esercizio sterile. Tutti sappiamo (o dovremmo sapere) che l’ottimizzazione dell’equilibrio economico finanziario non si ottiene con singoli interventi salvifici, ma con un lavoro di analisi puntuale per ogni singola voce del bilancio, valutandone il rapporto costi-benefici per i cittadini, definendo priorità da perseguire e bisogni da coprire, dimenticando l’insistenza di gruppi portatori d’interesse di parte. Una maggiore trasparenza sui processi decisionali afferenti al bilancio comunale salvaguarda l'amministrazione stessa da indebite pressioni che possono deviare le sue scelte. Per ciò che ci riguarda siamo a disposizione, nelle sedi opportune, con proposte concrete per migliorare insieme questo paese, sempre che sia disponibile a prenderci in considerazione.
E come dice Crozza: ci hanno detto che è così, ma noi non ci crediamo. Alla luce di quanto emerso nelle prime due riunioni delle Commissioni congiunta Territorio ed Economica sulla vicenda relativa alla Piscina di Cesano Boscone, emergono già alcuni dati che a nostro avviso comprendono delle responsabilità politiche ben definite. Prima però di entrare nel dettaglio è meglio dare una definizione a due termini che qui di seguito leggeremo spesso: Fidejussione - In diritto, la fideiussione è un negozio giuridico con il quale un soggetto, chiamato fidejussore, garantisce un'obbligazione altrui (es. in luogo del debitore), obbligandosi personalmente nei confronti del creditore del rapporto obbligatorio. In pratica, nel nostro caso specifico, è una garanzia che il comune dà alla banca che concede il prestito al costruttore della piscina. Quindi se il costruttore non paga la banca, allora come garante del prestito accordato, paga il comune. Project Financing - La finanza di progetto (in inglese project financing) è una operazione di tecnica di finanziamento a lungo termine in cui il ristoro del finanziamento stesso è garantito dai flussi di cassa previsti dalla attività di gestione dell'opera prevista nel progetto. Il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell'accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche, o opere di pubblica utilità, in vista di entrate economiche future rappresenta la caratteristica principale del project financing. Procediamo con ordine. Il 19 febbraio 2002 il Comune di Cesano pubblica un Avviso di Sollecitazione alla formulazione di una proposta da parte di un promotore per la realizzazione della piscina a Cesano. In parole povere si chiede pubblicamente se c’è qualche promotore privato interessato a realizzare questo progetto utilizzando il modello del project financing. In questo Avviso viene chiaramente indicato il fatto che: “...Il promotore interessato alla realizzazione e gestione della struttura potrà presentare una proposta per la realizzazione di quanto indicato tenuto conto che le opere dovranno essere realizzate senza alcun contributo a carico dell'Amministrazione.” A tal fine il Comune elabora una Convenzione che regoli i rapporti con il Promotore, i contributi comunali al progetto, la durata temporale della concessione e l’acquisizione del Comune della piscina al suo scadere. Ora, il project financing viene utilizzato per fare in modo che un soggetto privato realizzi un’opera pubblica o di pubblica utilità, liberando il comune (e quindi i cittadini) dai rischi d’impresa della sua realizzazione. In cambio il soggetto promotore ha la possibilità di rientrare dell’investimento realizzato attraverso la gestione ventennale dell’attività della piscina. In questo modo il rischio dell’operazione grava esclusivamente sull’impresa promotrice, mentre il comune rimane spettatore neutrale. Questa è l’operazione che è stata presentata ai cittadini da parte della giunta allora in carica: zero rischi, zero investimenti e una piscina nuova di zecca per i cittadini. In realtà, però, le cose sono andate diversamente. Se infatti andiamo a leggere la Convenzione possiamo notare che il Comune di Cesano finanzia parzialmente l’opera. Leggiamo infatti che, a differenza di quanto indicato dell’Avviso di Sollecitazione, nella Convenzione è previsto che a carico del comune ci sono le seguenti voci: Contributo Comunale alla realizzazione di parcheggi. €200.000 Contributo Comunale in favore di strutture per disabili €120.000 Contributo Comunale in favore di altre fasce deboli €160.000 Per un totale di €480.000 Vogliamo però puntualizzare, ad onor del vero, che questi contributi non sono mai stati erogati. Ciò non toglie che facessero parte integrante della Convenzione e che se i lavori fossero andati a buon fine, il Comune avrebbe dovuto versarli. Rileviamo ora, sempre come parte integrante della Convenzione, il fatto più grave ovvero la fidejussione bancaria del Comune (circa €3.500.000) a favore dell’impresa promotrice per un importo pari all’intero valore del progetto (al netto dei 480.000 Euro stanziati già di “tasca propria” che abbiamo appena visto). Questo fatto rappresenta a nostro avviso il nodo principale di tutta la vicenda, ed è un fatto che politicamente rende responsabile tutta la giunta - sindaco in testa. E lo è per due motivi:
A ciò va aggiunto che, dato che il promotore altro non era che una società temporanea costituita dalle imprese appaltate, con un capitale sociale dapprima di 10.000 Euro passati poi a 200.000 (comunque insufficienti rispetto all’ammontare dei lavori di oltre 3.500.000 Euro), la richiesta del Comune di una garanzia finanziaria sulla loro solvibilità e operatività, sarebbe stata ampiamente giustificata. Il Comune di Cesano, per mezzo del sindaco, della giunta e del consiglio comunale che ha votato a favore, si è accollato quindi un rischio d’impresa senza averlo debitamente comunicato ai cittadini e non si è comportato con quella attitudine non diciamo del buon padre di famiglia, ma nemmeno del buon amministratore di condominio. Qualcuno può obiettare “...ma a quei tempi i cittadini chiedevano a gran voce la piscina e il comune si è attivato per realizzarla in qualche modo”. Questa obiezione non regge, perché un amministratore responsabile, una volta verificata l’impossibilità di realizzare una piscina anche utilizzando lo strumento del project financing (quello vero e non quello presentato come tale), come un buon padre di famiglia, avrebbe dovuto spiegare ai cittadini, magari in una pubblica assemblea, i motivi economico-finanziari che ne impedivano la realizzazione. In alternativa, sempre in quella famosa assemblea pubblica, dopo aver spiegato ai cittadini i rischi finanziari di una operazione così come fu poi strutturata, il sindaco avrebbe potuto indire un referendum consultivo per decidere se comunque farla o no questa benedetta piscina e, in caso di vittoria dei si, procedere come da esito referendario. Del resto i nostri vicini di Corsico non hanno forse fatto così per decidere sulla costruzione del loro nuovo Comune? (costruzione che poi è stata bocciata dai cittadini). Non regge nemmeno la versione “... ma in quel periodo tutti facevano così, sia contribuendo finanziariamente all’opera sia concedendo fidejussioni…” Non regge e francamente speriamo non sia vero: vuol dire che abbiamo avuto un’amministrazione che faceva le cose “perché le facevano tutti gli altri?”. Ci dobbiamo allora aspettare altre sorprese, visto quello che hanno fatto gli altri comuni italiani in quegli anni? E non regge nemmeno la versione “...oramai la procedura era iniziata e non era più possibile arrestarla se non pagando le spese del progetto che ammontavano a circa 250.000 Euro”. Bel risparmio che abbiamo fatto: abbiamo risparmiato 250.000 Euro e adesso potremmo dover tirare fuori dalle casse comunali “soltanto” 3.700.000. Al di là di tutti i dettagli amministrativi e i tecnicismi contabili, che pensiamo siano corretti, dato che la Corte dei Conti si è già espressa sulla correttezza formale di tutto il procedimento amministrativo, resta la responsabilità politica di avere portato avanti una operazione ad alto rischio finanziario senza avere informato adeguatamente i cittadini. Una responsabilità politica che evidentemente ha nomi e cognomi, a partire dall’allora sindaco (che ricordiamolo aveva anche la delega al bilancio), passando per le giunte o per essere corretti ai membri delle giunte che hanno votato a favore e per finire ai consiglieri comunali che hanno approvato la concessione della fidejussione. Queste persone sono politicamente responsabili di questo pasticcio che ai cittadini cesanesi costerà molto caro e, se sono ancora presenti a vario titolo nelle istituzioni politiche comunali, dovrebbero avere l’onestà intellettuale di ammettere le loro colpe e la dignità di fare un passo indietro uscendo dalla scena politica comunale. Lungi da noi l’intento di aprire una caccia alle streghe, ma sarebbe bello introdurre a Cesano il concetto che chi sbaglia cominci a subire le conseguenze dei suoi errori, un gesto che sarebbe scontato e inevitabile in altri Paesi più civili del nostro. Un gesto che costa per loro molto poco, rispetto ai 3.700.000 che dovranno tirare fuori dalle loro tasche i cittadini cesanesi. Ricordiamo infine che il carico economico di questa operazione naufragata non si ferma “soltanto” alla eventuale escussione della fideiussione a favore del MPS - e questo lo stabilirà il giudice - ma resta anche il problema del “dopo”, il problema di cosa fare di un’opera incompiuta che abbandonata a se stessa si è già irreversibilmente deteriorata. Una struttura incompiuta, degradata, senza un futuro e senza nemmeno una destinazione o un progetto alternativo economicamente sostenibile. Un’ultima considerazione. Questi ed altri fatti sono emersi e meglio definiti nel loro contesto generale durante i primi due incontri della Commissione Consiliare congiunta Territorio ed Economia che ha il compito di redigere la cronologia degli eventi riguardanti la questione piscina. Ci piace ricordare che questa Commissione è stata attivata per dare una risposta alla mozione del Movimento 5 Stelle di Cesano Boscone di fare chiarezza su tutta la storia con una Commissione d’Inchiesta specifica e anche a seguito di una petizione (circa 400 firme di cittadini cesanesi) che di fatto chiedevano la stessa cosa. Come vedete la partecipazione dei cittadini unita al controllo continuo, preciso e puntuale del nostro gruppo consiliare, comincia a dare i suoi frutti, frutti di trasparenza e di informazione che vanno a vantaggio di tutti. Siamo sicuri che troveremo altre sorprese nel prosieguo degli incontri. Vi terremo informati. Il comune di Cesano Boscone è significativamente indebitato, parliamo di più di 20 milioni di euro che corrispondono a poco meno di mille euro per ogni abitante – uomo o donna, adulto o lattante, purché residente. Come si sia formato il debito è difficile dirlo perché è frutto di una stratificazione avvenuta nel corso degli anni e, probabilmente, operazioni di accorpamento e ristrutturazione di cui non siamo a conoscenza. La finanza locale è sempre stata piuttosto “allegra” e solo dopo l’ingresso nell’euro lo Stato si è visto costretto a stringere i cordoni della borsa. Il principale veicolo di indebitamento sono state le società partecipate attraverso le quali spesso sono passati finanziamenti ed interessi di parte. Possiamo ipotizzare che a Cesano Boscone i debiti siano stati accesi al servizio delle opere pubbliche, tra cui ricordiamo le più recenti: la Sala della Trasparenza, il rifacimento del centro storico, la Casa della Musica, il Cimitero nuovo, per non escludere manutenzioni straordinarie su immobili e strade che potrebbero essere transitate attraverso la società “cosiddetta” patrimoniale ora liquidata. I mutui sono debiti pluriennali che mirerebbero – nell’ottica finanziaria – ad allineare pagamenti differiti su più anni con acquisto di beni anch’essi di durata pluriennale, esempio ne sia la casa di proprietà in cui si risiede sulla quale generalmente viene richiesto un mutuo per poterla acquistare. E’ facile capire che al costo degli interessi del mutuo corrisponde il beneficio di non dover pagare un affitto e quindi, semplificando, costo e beneficio si compensano nel nostro bilancio familiare. Possiamo dire la stessa cosa per gli investimenti locali sopra citati? Al costo, non lontano da un milione di euro, che la nostra cittadinanza sostiene annualmente e che è ben evidenziato nel bilancio preventivo 2015, corrispondono benefici tali da rendere gli investimenti quanto meno accettabili?, la Casa della Musica è sfruttata adeguatamente?, il rifacimento del centro storico ha comportato un miglioramento della vita comune? Sono domande retoriche, ma è meglio tenerle presenti per farsi un giudizio su come i nostri soldi vengono spesi. Perché costruire conviene sempre, a chi costruisce, ma non sempre a chi subisce la cementificazione. Tornando ai mutui di Cesano Boscone e utilizzando ancora l’esempio della propria abitazione, chi di voi ha rinegoziato il proprio mutuo-casa l’ha fatto senz’altro con lo scopo di pagare meno. Da pochi anni hanno reso possibile chiudere un mutuo con una banca ed aprirlo con una diversa per poter beneficiare di un tasso d’interesse inferiore. Meno interessi con lo stesso capitale e durata significa che alla fine il totale da pagare sarà più basso. Purtroppo non sarà questo il risultato che otterrà la Giunta rinegoziando parte dei debiti del Comune. Degli oltre 20 milioni circa 2,8 sono stati deliberati come soggetti ad una rinegoziazione che consisterà nel posticipare di ben 9 anni il rimborso totale portandoli al 2035. Questo cambia lo scenario, perché più a lungo si tengono i debiti e più interessi si devono pagare, anche se con un tasso di qualche decimo più basso. Abbiamo utilizzato il software messo a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per confrontare i piani di ammortamento precedenti e successivi alla rinegoziazione e la stima che possiamo fare è di quasi 600 mila euro in più di interessi. Lo scopo dichiarato è di avere una rata annua più bassa, quindi lo scopo della rinegoziazione non è pagare di meno (come nell’esempio del buon padre di famiglia che approfitta di un tasso più basso) ma bensì per correggere gli squilibri di bilancio e consentire l’attuale livello di spese correnti o forse anche qualche aumento di spesa. In buona sostanza, più debiti per finanziare più spese correnti. Come spesso succede nella finanza pubblica si spostano nel futuro i debiti, tanto li pagherà qualcun altro, pur di non porsi il problema di una spesa odierna più efficiente e a vantaggio di tutti. Le giunte M5S di Parma, Livorno e altri comuni insegnano che un’altra strada è possibile. Proprio in questi giorni il sindaco di Parma ha comunicato che la riduzione del debito del comune ammonta al 40% del totale, direi che non è male e che sarebbe bello poterlo fare anche nel nostro comune. Noi a Cesano Boscone continuiamo invece sulla strada della “miopia” contabile, cambiano le giunte ma la gestione rimane sempre la stessa e i cittadini continuano a pagare gli “errori” evidenti dei nostri Amministratori. Vorremmo potervi raccontare che va tutto bene, come fanno quasi tutti, purtroppo non è nostro costume raccontare falsità … non possiamo fare altro che aggiungere anche questi c.a. 600.000,00 Euro al conto degli sprechi che verranno pagati con le tasse dei cittadini … e il conto sale! Noi tutti viviamo in un mondo glocal, dove gli eventi globali si mescolano sempre più con quelli locali. E così in pochi giorni assistiamo impotenti davanti alla tv o su internet a quello che sta diventando sempre più un esodo biblico di intere popolazioni di paesi colpiti da guerre, feroci dittature, pulizie etniche e religiose, carestie, povertà assolute che cercano una disperata via di uscita in una fuga verso l’ignoto, verso l’Europa. Per loro la denominazione di “migranti” non è più applicabile: costoro sono profughi che scappano dalla loro terra per cercare di sfuggire alla morte. Giorno dopo giorno, allo steso tempo, assistiamo ugualmente impotenti all’inesorabile e inarrestabile depauperamento (economico, sociale, culturale, morale) delle nostre comunità. Fenomeno che ci tocca sempre da più vicino tanto da sfiorarci quasi fisicamente se non colpendoci direttamente alla bocca dello stomaco, oltre che al portafoglio. Siamo anche noi vittime di guerra, futuri profughi di una guerra non combattuta a suon di cannonate, ma egualmente rovinosa e devastante. Siamo anche noi vittime di bombardamenti esattamente come quella umanità sofferente che vediamo morire nelle acque del mediterraneo. Le bombe di quelle guerre distruggono la città mettendole a ferro e fuoco e lasciando solo macerie. Qui da noi la guerra invisibile sta distruggendo il nostro tessuto economico e sociale facendo chiudere oggi un panifico, domani una gelateria…. giorno dopo giorno, silenziosamente le serrande di imprese, società, artigiani, si abbassano per non alzarsi più il giorno dopo. Muoiono e spariscono silenziosamente nel caos della vita quotidiana. Ogni tanto, però, queste bombe colpiscono qualche palazzo importante, qualche industria, qualche centro commerciale in cui lavorano centinaia di persone. Allora, questa bomba economica invisibile, il rumore lo fa eccome e tutti, per un attimo, restano pensierosi e sbigottiti, prima di rituffarsi nel caos della battaglia quotidiana per la sopravvivenza. Ognuno per se e dio per tutti. Ma qual'è il legame tra queste due realtà appena descritte? Qual’è la connessione che tiene insieme queste due tragedie? Cosa hanno in comune i profughi e i licenziati? Da uno studio di Oxfam emerge che nel 2016 l’uno per cento della popolazione mondiale sarà più ricco del restante novantanove per cento. In altre parole l’1% della popolazione mondiale avrà concentrata nelle sue mani il 51% dell’intera ricchezza del pianeta. Oxfam, in una nota, chiede ai governi di adottare un piano di sette punti per affrontare la disuguaglianza: dal "contrasto all'elusione fiscale di multinazionali e individui miliardari" all'introduzione "di salari minimi". Se lo scorso anno, sempre secondo Oxfam, "gli 85 paperon dè paperoni del mondo detenevano la ricchezza del 50% della popolazione più povera (3,5 miliardi di persone). Quest'anno il numero è sceso a 80, una diminuzione - sottolinea - impressionante dai 388 del 2010. La ricchezza di questi 80 è raddoppiata in termini di liquidità tra il 2009-2014. Il problema che sta alla base di tutto è quindi la sempre più squilibrata distribuzione della ricchezza nel mondo. Questo vuol dire che la stragrande maggioranza di tutti noi lavora e produce ricchezza che non resta nel territorio o nella nazione in cui vive, ma “se ne va” a ingrassare quei pochi conti correnti dei grandi paperon de paperoni planetari. E’ evidente ormai, ad un occhio attento, a un orecchio allenato e a un cervello in grado di fare due + due che la nostra civiltà, che tanto ha dato in termini di progresso, scienza, tecnologia, arte, filosofia e di cultura, sta arrivando al capolinea e lo sta facendo ormai a passi sempre più veloci. Il debito pubblico mondiale oramai ha superato i 55 trilioni di dollari: 55 mila miliardi di dollari ($55.000.000.000.000) un debito inesigibile. Tanto per capirci il debito pubblico italiano ad oggi è di 2 mila e 361 miliardi di dollari ($2.361.000.000.000). Quello che sta avvenendo in Europa, ossia il disperato tentativo da parte delle banche centrali e della BCE di tenere in piedi un sistema destinato all’implosione, associato alla completa subalternità della politica dei diktat dei grandi organismi finanziari mondiali (= quel famoso 1% di cui sopra…), ci ricorda molto la storia del Titanic. Le banche, dal 2016, "devono informare la clientela del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca", ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, durante un'audizione alla commissione Finanze del Senato. Vuol dire in parole povere che se una banca fallisce i creditori possono prendere i soldi dei nostri risparmi depositati nei conti correnti per ripianare i debiti che hanno prodotto le banche stesse. Cominciano a mettere le mani avanti, perché gli scenari di default non sono solo più ipotesi, ma concrete possibilità. Ma torniamo ai profughi. Qualche anno fa, parlando di questo argomento con un amico ghanese, mi disse alcune brevi ma significative parole: i poveri e i disperati vanno dove ci sono i soldi e se non vuoi che vengano a casa tua devi portare i soldi a casa loro. In questa breve frase è contenuta l’essenza dell’intero problema: la redistribuzione equa della ricchezza prodotta. Il nostro sistema di vita, di consumi e di sprechi ce lo siamo potuti permettere (e ce lo stiamo ancora permettendo) perché qualcun altro ha pagato e sta pagando sulla sua pelle il prezzo al posto nostro. La nostra qualità di vita, anche quella che noi consideriamo al più basso livello della nostra piramide sociale, per la stragrande maggioranza delle persone del pianeta rappresenta un traguardo da raggiungere, un sogno per cui lottare e rischiare. Quei morti nel mare sono quindi il prezzo che stiamo pagando per permetterci il nostro stile di vita. Quei morti non sono la causa dei problemi, ma rappresentano il tragico effetto delle nostre scelte quotidiane e del nostro modo di vivere e consumare. Alcuni di noi si riempiono la bocca di solidarietà, altri di buonismo ipocrita, altri di paura, altri di rabbia, altri ancora di infantile egoismo, ma in realtà nessuno di noi è disposto a ridurre drasticamente il proprio standard di vita per condividerlo con la stragrande parte dell’umanità che giustamente richiede la sua parte. Allora, che fare? Bene, cominciamo a chiedere, anzi no, a pretendere, a quel famoso 1% di paperon de paperoni di “mollare l’osso” e di redistribuire in modo equo la ricchezza da loro accumulata. Cominciamo a chiedere ai nostri politici di difendere la ricchezza prodotta nella nostra nazione, a farla rimanere nella nostra terra e allo stesso tempo di rispettare le ricchezze prodotte dai popoli nelle altre nazioni. Cominciamo a rispettare i diritti umani di tutti, ma proprio di tutti, perché esiste una sola razza: quella umana. Cominciamo a rispettare le economie, le ricchezze e le materie prime degli altri Paesi e se le vogliamo acquistare paghiamole un prezzo equo. Cominciamo a far valere il diritto sul sopruso, il giusto sul conveniente, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Cominciamo a pensare di vivere secondo le nostre possibilità, i nostri mezzi e le nostre risorse. Cominciamo a riordinare la nostra scala dei princìpi, magari mettendo davanti al denaro la dignità, il rispetto, l’umanità, la compassione. Cominciamo a considerare il valore delle cose e delle persone invece che il loro prezzo. Cominciamo a pensare che non tutto sia negoziabile e che sia sempre solo una questione di soldi. Cominciamo a pensare che il fine non può essere sempre e comunque una giustificazione e un alibi per i mezzi che usiamo. Cominciamo a pensare che un’azione giusta, molte volte, non è conveniente al singolo ma lo è per l’intera comunità e smettiamo di muoverci solo quando “ce ne viene in tasca” qualche cosa. Cominciamo a salvare gli esseri umani prima di salvare le banche. Cominciamo a pensare. Cominciamo, magari, a non appoggiare governi e dittature compiacenti solo perché utili per i nostri business. Cominciamo a considerare “potenziali mercati” quei paesi in cui i diritti umani vengono rispettati e promossi. Cominciamo, dato che ne abbiamo i mezzi e le tecnologie, a produrre energia rinnovabile e a ridurre drasticamente la nostra sete di petrolio e di gas raggiungendo così la nostra indipendenza energetica (=indipendenza politica). Cominciamo insomma a prenderci le nostre responsabilità per le azioni quotidiane e per le scelte che ogni giorno facciamo. Cominciamo a pensare che si può e si deve trovare il modo di vivere in un altra maniera, perché questa qui proprio non funziona più. Tempi molto duri si stanno prospettando all’orizzonte e, almeno per una volta, cerchiamo di non vedere il dito, ma di guardare la luna. Solo questo, forse, ci salverà. Forse è già troppo tardi, ma vale ancora la pena di tentare. In caso contrario i prossimi profughi saremo proprio noi. Spesa sociale perché "nessuno deve restare indietro", ma soprattutto investimenti produttivi per far ripartire l'economia e creare nuovi posti di lavoro: questa è la nostra #finanziAriabuona.Mentre il governo fa inginocchiare il Paese sui ceci dolorosi degli zero-virgola e si piega agli stupidi diktat contabili dell'euro, il M5S dice no a una legge di Stabilità zeppa di nuove tasse (evidenti e occulte) e lancia una visione alternativa della politica economica che serve al Paese. Così è nata la #finanziAriabuona, la prima legge di Stabilità da almeno un ventennio a questa parte che frantuma i totem del consolidamento fiscale per rovesciare la prospettiva: non più riduzione delle uscite (che poi significa abbattimento della spesa buona per investimenti e compressione dei diritti) che finisce per deprimere la produzione di ricchezza, ma piuttosto un taglio degli sprechi per rilanciare i settori del futuro e dare diritti a chi li sta perdendo. Con la #finanziAriabuona stop all'autolesionismo di bilancio imposto dalla moneta unica. Il M5S tira via il tappeto rosso steso da tanti, troppi governi sotto i piedi dell'euro-burocrazia guidata dalla Germania. La crisi impone di sforare il parametro stupido e anacronistico del 3% sul deficit/Pil, perché il benessere degli italiani è più importante di una soglia decisa negli anni '80 da un sconosciuto funzionario del governo di François Mitterand. La #finanziAriabuona distrugge i feticci del pareggio di bilancio strutturale e della riduzione del debito a prescindere. Sostituisce gli inutili 80 euro con ilReddito di cittadinanza che dà dignità ai disoccupati e garanzie il reinserimento nel mercato occupazionale. Abolisce la riforma delle pensioni Fornero che blocca l'ingresso di molti giovani nel mondo del lavoro. Sblocca investimenti per la manutenzione del territorio massacrato dai cataclismi naturali. Potenzia il trasporto locale, taglia 2 miliardi di spese militari in favore di quelle sociali, taglia le missioni armate all'estero per 350 milioni, rafforza la cooperazione allo sviluppo. Poi la #finanziAriabuona toglie l'Irap alle Pmi (mentre il governo favorisce le grandi aziende), riduce le tasse universitarie, difende il vero made in Italy e le giovani partite Iva, chiede l'Imu alle piattaforme petrolifere e taglia le inutili auto di servizio degli enti sanitari. Tanta spesa buona, insomma, che porta il nostro deficit/Pil al 4,4%, esattamente il livello della Francia che difende gelosamente la propria sovranità di bilancio e se ne infischia dei diktat della Merkel. La procedura di infrazione Ue? Nessuno ha mai applicato sanzioni a chi ha sforato, come i francesi e la stessa Germania oltre dieci anni fa. E nessuno, vedrete, punirà oggi Parigi. Anche i mercati finanziari, peraltro, guardano ormai più alla produzione di ricchezza che al contenimento del deficit/debito. Dunque, perché dovremmo temere qualcosa? Prendiamo il coraggio a due mani! La #finanziAriabuona è, in questo senso, una manovra di tipo francese, perché prende esempio dai cugini d'Oltralpe nell'obiettivo di riguadagnare l'orgoglio nazionale perduto, di riprendersi la libertà di spesa per il welfare giusto e per gli investimenti produttivi. E detta la linea (rivoluzionaria) a un'Europa anemica, in cui mancano 500 miliardi di investimenti dal periodo pre-crisi. La #finanziAriabuona dice no a un continente guidato da Juncker, il lussemburghese amico degli evasori transnazionali. Dice no all'austerity della moneta unica. Dice no alla dittatura dello spread. Dice sì agli italiani che vogliono riprendere in mano il loro destino. E la #finanziAriabuona è anche uno dei nostri ormai molti "eventi storici": per la prima volta una forza di opposizione presenta una legge finanziaria, per la prima volta lo fa il MoVimento 5 Stelle che di nuovo non ha paura di confrontarsi con le tematiche più spinose dell'attività di governo. Pensate allora se al governo ci fossimo noi... |
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Giugno 2020
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