Le promesse non mantenute del sindaco uscente Simone Negri Elio e le Storie Tese diceva: Tra DIRE e il FARE c’è di mezzo “e il”.
La versione Cesanese è invece: Tra DIRE e il FARE c’è di mezzo “Simone Negri”. Abbiamo catturato la vostra attenzione? Si? Bene, allora diamo subito un’occhiata a quello che aveva promesso il sindaco uscente nella sua scorsa campagna elettorale e quello che ha poi realizzato. Sportello delle opportunità: dov’è? Città a misura di giovane: Forse sarà il Forum dei Giovani? Ma esiste davvero? E se esiste, cosa ha prodotto in 5 anni questo Forum? La pista di skateboard? Piano quinquennale di eliminazione delle barriere architettoniche: non pervenuto e ripresentato anche nel nuovo programma elettorale (probabilmente con lo stesso esito finale). Piste ciclabili: cosa è cambiato rispetto a prima? Consulta degli Stranieri: Davvero esiste o è una leggenda metropolitana? E’ stata realizzata l’anagrafe dell’affitto? Razionalizzazione degli edifici comunali e alleggerimento degli spazi sottoutilizzati: non ci pare sia stato fatto alcunché. Le sedi sono le medesime. Il punto di Auchan è sottoutilizzato. La sede di Vespucci ora è utilizzata parzialmente. Le carte d’identità si fanno solo in via Pogliani, con il risultato che la gente non capisce più dove debba andare per fare i documenti. Se l’intenzione era quella di rivitalizzare il centro storico (per quattro carte d’identità in più) non ci sembra un’idea brillante. Era stato dichiarato come obiettivo quello della riunificazione degli uffici Comunali ora distribuiti su 3 edifici : ci sembra che questa idea (non attuata) sia contraria al concetto di “città policentrica” proposta in questo nuovo programma. Prendiamo atto che il sindaco ha cambiato idea. Niente di male: ci sta. Resta comunque il fatto che negli scorsi 5 anni non ha riunificato nulla. Creazione di una centrale di acquisti: Invece di potenziarla il nostro sindaco uscente pare abbia pensato bene di abolirla, assieme all’abolizione dei sistemi di qualità e alla esternalizzazione del ruolo del Responsabile della Sicurezza. Riduzione delle auto: non c'è stata riduzione, tranne forse quella dell'auto per i suoi spostamenti. Però siamo passati dall'elettrico alla benzina con un maggior costo di carburante. Avete letto bene: passati dall’elettrico, che rappresenta una delle soluzioni del futuro, alla benzina che come tutti sanno è l’emblema dei consumi inquinanti e delle energie fossili non rinnovabili. Chapeau. Introduzione di programmi software open source, cioè liberi e gratuiti: nulla, nada, nothing, nichts. Accordi premiali con le aziende che differenziano: Bella idea! ma... dove e con quale aziende lo hanno fatto? Tutela del commercio di vicinato: ci piacerebbe sapere quali sono le azioni messe in campo per attuare questa promessa. Smart City e reti wifi pubbliche: Le uniche Smart a Cesano sono le macchine che qualche volta vediamo girare per le strade. Parliamo del tema su cui il nostro sindaco dichiarava che “Dobbiamo essere ambiziosi”: La riconversione dell’edilizia e la ristrutturazione e qualificazione dell’esistente fino all’efficientamento energetico. 5 anni sprecati nel nulla, nessuna visione futura, nessuna azione, neppure simbolica, nessun segno di vita su questo tema. Percorsi di progettazione partecipata: obiettivo centrato se vogliamo considerare il percorso “partecipato” dei cittadini per il progetto della nuova piazza in centro. I cittadini sono stati chiamati a scegliere dove mettere le panchine, dove piazzare la statua, dove far passare un vialetto. Scegliere tra cinque progetti realizzati dallo stesso progettista (super fantastique!). Coinvolgimento dei cittadini a scelte importanti come ad esempio la scelta del modello di raccolta dei rifiuti urbani oppure la decisione di continuare con il progetto-telenovela della piscina. Coinvolgimento zerone. Integrazione territoriale centro-quartieri: migliore e più articolata viabilità tra il Quartiere Tessera e il Centro. Davvero è cambiato qualcosa? Ad onor del vero una cosa è stata fatta: è stato dismesso l’istituto professionale ENAIP. Bella mossa. Decoro Urbano: “Chiudere le buche più pericolose e indecorose”... ma questo lo sanno tutti è colpa della Raggi…. Nota di servizio: le buche, tutte le buche vanno chiuse, i marciapiedi vanno resi sicuri e pedonabili anche da portatori di handicap e carrozzine. Tema delle “grandi fontane” cesanesi: vanno chiuse perchè consumano acqua. Giusto. Peccato che sono ancora lì e alcune di esse, proprio a ridosso delle elezioni, hanno magicamente ripreso a zampillare. Miracolo! Nel programma 2014 esattamente a pagina nove, leggiamo che il sindaco è fermamente intenzionato a non costruire nuove strutture pubbliche….pausa di riflessione… ma, ma perbacco, la piscina cos’è? Noi siamo abituati a verificare che tutte le parole, specialmente se messe anche nero su bianco in documenti ufficiali, corrispondano alla realtà dei fatti. Purtroppo ci spiace dover constatare che molte delle promesse fatte dal nostro sindaco uscente nella scorsa campagna elettorale non sono state mantenute. Insomma, pura propaganda. Chiudiamo con un ultimo pensiero: dato che il gruppo con cui si ri-presenta il sindaco uscente Negri a queste elezioni è praticamente lo stesso di quello di questi ultimi cinque anni e dato che questo gruppo, come abbiamo visto, non ha mantenuto molti degli impegni presi con i cittadini, che credibilità hanno le promesse da marinaio scritte in questo nuovo programma elettorale per i prossimi 5 anni? P.S. Promesse da marinaio per una città che non ha nemmeno un porto, ma che se ce l'avesse sarebbe aperto….
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Alcune considerazioni sui post del sindaco uscente di Cesano Boscone. Pubblichiamo qui di seguito lo screen shot di un post che ha pubblicato il Sindaco Uscente Simone Negri, perché ci pare interessante fare alcune considerazioni sul modello di comunicazione da lui seguito in campagna elettorale. Prima di tutto ci corre l'obbligo di precisare che il programma del Movimento 5 Stelle prevede ben due ipotesi di progetto alternativo a quello della piscina e rientrano nell'obiettivo 3.3 Soluzioni sostenibili per le aree dismesse: Azione 3.3.2 Studio fattibilità conversione Piscina in piattaforma RAEE e Azione 3.3.4 Studio di fattibilità per trasformare i capannoni inutilizzati in serre per attività agricola ad alta intensità e colture idroponiche. Forse al sindaco uscente sarà sfuggito il fatto che noi abbiamo individuato la Piscina come un'area dismessa, che ci è costata più di 1.700.000 Euro, ma sempre di area dismessa si tratta. Per quanto riguarda la superficie dell'ex vivaio di via Nilde Iotti, del quadro dell'azione 10.3 PROMUOVERE GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE E FAIR TRADE è prevista la realizzazione di una sede logistica a disposizione dei Gruppi di Acquisto di Cesano. E ora qualche considerazione: E' evidente che non sia possibile per qualsiasi candidato condensare e presentare in tutte le sue parti un programma quinquennale di azioni né in 7 minuti né tanto meno in 2 minuti. Buon senso e precauzione sarebbero quindi da applicare quando si parla del lavoro fatto da altri senza averlo letto, studiato e valutato. Se si ignora questo semplice e basilare principio di civiltà si corre il rischio di venire, come in questo caso, smentiti dai fatti. Anche noi avremmo potuto fare un post speculare a quello fatto dal sindaco uscente dicendo ad esempio che nessun altro candidato ha proposto le nuove case a zero emissioni oppure il riefficientamento energetico a costo zero delle case esistenti, oppure nuovi regolamenti edilizi che favoriscano la creazione di orti e serre condominiali, o la creazione di serre verticali nei capannoni industriali inutilizzati. Eppure sono proposte innovative ed importanti che incidono fortemente e positivamente sulla qualità delle vita (e dei portafogli) dei cittadini. Parte di queste proposte erano già state presentate in consiglio comunale, scatenando ilarità, commenti non consoni ad una sala consiliare, fino ad arrivare agli immancabili insulti sui social. Quando si arriva a questo livello non è più possibile instaurare alcun confronto civile e pacifico che sia basato su dati oggettivi e scientifici che in questo caso avrebbero dimostrato che non solo gli standard prestazionali da noi indicati nella nostra proposta erano già stati applicati su larga scala in moltissimi Paesi europei, ma che negli Stati Uniti si è arrivati a costruire edifici che producono anche più energia di quanta ne consumano. Avremmo potuto rispondere e dimostrare l'inconsistenza delle loro affermazioni, ma quando il filo del confronto civile si spezza, si perde anche la voglia di riannodarlo. C'è bisogno di un salto di qualità. C'è bisogno di energie e idee nuove. C'è bisogno di progettare assieme il cambiamento. Purtroppo questo sindaco uscente ci sta confermando sempre più giorno dopo giorno la sua inadeguatezza a promuovere e gestire questo necessario cambiamento. Internet è uno strumento di comunicazione potentissimo che sta cambiando il mondo intero, ma proprio perché è così potente bisogna avere molta attenzione a maneggiarlo ed essere sicuri di ciò che si sta scrivendo per evitare di perdere credibilità. E la credibilità per un politico (specie se di maturata professione come il nostro sindaco uscente) è il bene più prezioso. Noi abbiamo un approccio diverso verso questo sistema di comunicazione, perché abbiamo un'etica diversa. Noi informiamo i cittadini, questo sindaco uscente invece fa solo propaganda. Noi vogliamo unire le risorse e le persone di buona volontà, di qualunque schieramento su progetti e su azioni condivisibili, mentre questo sindaco tende a dividere screditando l'operato e il lavoro di cittadini che peraltro lui istituzionalmente rappresenta, creando un pericoloso "NOI" contro "LORO", i buoni contro i cattivi, il bene contro il male. Noi siamo consapevoli che in tutti i programmi presentati dai candidati ci sono buone idee condivisibili e applicabili anche all'interno del nostro programma e questo ci permette di valutare serenamente ogni singola proposta per il suo effettivo valore e se è compatibile con la nostra visione del futuro di Cesano. Noi proponiamo il passaggio dall'economia lineare (materie prime, prodotti, consumi, distruzione) a quella circolare (materie prime, prodotti, risparmio, riuso e riciclo dei materiali in un nuovo ciclo di produzione) e qualsiasi azione vada in questa direzione può essere valutata e da noi appoggiata. Detto per inciso, questo passaggio di modello economico è stato ed è fortemente spinto anche da recenti direttive Europee e dalle stesse Nazioni Unite, oltre che dai più importanti panel che si occupano di ambiente e risorse planetarie. Ora, nel caso in cui questo sindaco venisse riconfermato per un altro mandato, se questo è il suo modello di comportamento nei rapporti che intenderà avere con tutti i cittadini che non lo avranno votato, non si va da nessuna parte. Per quanto ci riguarda, non abbiamo alcun interesse a entrare in polemiche sterili che appassionano solo i leoni da tastiera che imperversano sui social e le schiere di ultras di questo o quel candidato. Chiediamo solamente a tutti i cittadini di informarsi bene sui programmi proposti da TUTTI i candidati e poi di valutare secondo coscienza. Per chi volesse approfondire il nostro programma: https://m5s.weebly.com/ Nota a margine
L'interpretazione corretta del titolo di questo editoriale (Post Negri) non si riferisce al suo post pubblicato sulla sua pagina fb, ma vuole essere un auspicio e un invito a superare questa fase di brutta e inutile disinformazione che nuoce a tutti, di aprire una fase nuova, appunto una fase post Negri, che abbandoni questo vecchio modo di creare consenso che non fa bene a nessuno. A Milano la Giornata mondiale dello sciopero climatico è stata un successo di partecipazione, soprattutto dei giovani che hanno dimostrato di avere molta più consapevolezza del problema rispetto a quelli più “maturi” di loro. E hanno anche le idee molto chiare in merito. Da Roma, Firenze, Napoli, Torino, Milano, Bologna è partito un grido di accusa nei confronti della classe politica tutta intera che si è dimostrata incapace di affrontare il problema. Questi giovani, molto più “sgamati” di quanto sembrano, con linguaggi e canali di comunicazione nuovi e alternativi ai nostri, giovani che già snobbano Facebook ritenendolo inutile, pericoloso e superato, che seguono percorsi sotterranei per organizzarsi, che nativi digitali, sanno usare il web e non farsi da esso usare, questi giovani sono abbastanza pragmatici da acquisire informazioni badando al sodo. E chi, se non una giovane loro coetanea, avrebbe potuto suonare la sveglia? Ebbene questa ragazza svedese, Greta Thunberg, con la semplicità e pragmaticità tipica del suo popolo, è riuscita, usando poche parole ma pesanti come pietre, a inchiodare alle loro responsabilità tutte le generazioni precedenti, colpevoli di non aver fatto nulla per evitare i cambiamenti climatici che stanno avvenendo nel mondo. Ebbene, per non cadere nella retorica e diluire la potenza di questo messaggio, noi a Cesano vogliamo cercare di raggiungere questa sfuggente generazione di giovani (e non solo loro) nel modo più pragmatico possibile. Poche parole e molti fatti. Il programma per Cesano del nostro candidato sindaco Maria Pulice ha le sue salde fondamenta proprio in ciò che questi ragazzi oggi hanno richiesto a gran voce. Maria Pulice - M5S Cesano Boscone
Qualche esempio? La proposta Costruire Riducendo le Emissioni è un progetto innovativo che permette di efficientare energeticamente (riducendo le emissioni inquinanti) gli edifici esistenti, a costo zero per i proprietari. (CLICCA QUI per approfondire la proposta). Azione 3.2.2 del Programma. La proposta Zero Energy City vuole realizzare edifici che producono autonomamente l’energia di cui abbisognano, arrivando anche a produrre più energia di quanta ne serve e vendendone il surplus. (CLICCA QUI per approfondire la proposta). Azione 1.4.1 del Programma. Trasformare i capannoni inutilizzati in serre per attività agricola ad alta intensità e colture idroponiche. Azione 3.3.4 del Programma. La realizzazione di una piattaforma di smaltimento dei rifiuti RAEE per il riciclo di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche. Azione 1.2.1 del Programma. La realizzazione di un centro per il riciclo degli olii alimentari domestici ed industriali per la produzione di biodiesel ed energia elettrica. Azione 1.2.2 del Programma. La promozione di gruppi di acquisto solidale per l’acquisto di prodotti alimentari direttamente dai produttori. Azione 10.3.2 del Programma. La possibilità di effettuare la raccolta dei rifiuti in modo altamente efficiente e remunerativo anche per il cittadino. Azioni 1.1.1 - 1.1.2 - 1.1.3 del Programma. L’efficientamento energetico (meno emissioni) di tutti gli edifici comunali (meno spese per il riscaldamento). Azioni 3.4.1 e 3.4.2 del Programma.
Alcune di queste proposte le avevamo già presentate durante questi ultimi 5 anni di amministrazione del sindaco uscente, ma purtroppo, e ci spiace doverlo dire, sono state accolte con battute, insulti e commenti non consoni al ruolo che un consigliere comunale dovrebbe rivestire.
Questo purtroppo non fa ben sperare nella sensibilità su questo tema di questo sindaco uscente che si sta riproponendo per un secondo mandato e soprattutto non dà garanzie se quello che prometterà riguardo questi temi verrà mantenuto. Ma tutto questo, ai ragazzi che oggi che hanno manifestato a Milano, poco importa e forse hanno ragione loro. Quello che importa è che questa sarà forse l’ultima occasione per fermare questa follia e per ridare indietro ai nostri figli quella Terra che loro ci avevano prestato e che pensavano avremmo curato meglio. Se non hai intenzione di votarci, cosa legittima, chiedi però al tuo candidato sindaco che cosa intende fare IN CONCRETO per contrastare i cambiamenti climatici. Pretendi fatti concreti e non solo parole generiche, perché qui in ballo non c’è la vittoria o la sconfitta di questo o quello. Qui in ballo c’è la conservazione di un pianeta, l’unico pianeta, sul quale ci è data la possibilità di vivere. Fallo per i tuoi figli e nipoti, gli stessi figli e nipoti che oggi erano in centomila a Milano a chiedere il vero cambiamento. Il Futuro è già cominciato. Cesano Boscone merita di più. Senza una visione d'insieme, senza un disegno generale, senza aver immaginato il nostro futuro, ogni sforzo, ogni tentativo, ogni idea o progetto, per quanto proposti in buona fede, sarà destinato a fallire.
E' vitale che tutte le idee e proposte presenti in un programma di governo del territorio siano comprese all'interno di linee guida, le quali servono a raggiungere degli obiettivi prefissati dalle Missioni Fondamentali che ognuno di noi si prefigge di portare a compimento. Abbiamo passato 5 anni in mezzo alle persone, le abbiamo incontrate in più di 200 banchetti (forse li avrete notati in giro per Cesano), abbiamo ascoltato le loro richieste, bisogni, paure e ne abbiamo fatto tesoro. Abbiamo immaginato una Cesano più attenta alle fragilità sociali, più sostenibile, che guarda e si attrezza per le sfide che il futuro ci riserverà, abbiamo pensato ad un nuovo modello di economia che non spreca, che ricicla, riusa, attenta alle risorse della natura, che recupera materie prime già destinate all'inceneritore e le ritrasforma in ricchezza. Abbiamo puntato sulla qualità e non sulla quantità della vita di ognuno di noi. Vogliamo aria più pulita e vogliamo inquinare di meno. Vogliamo una macchina amministrativa che acquisti più efficienza ed entri finalmente nel nuovo millennio. Vogliamo che il cittadino si senta più sicuro, dentro e fuori di casa e che sia consapevole dei suoi gesti, delle sue azioni, dei suoi comportamenti sociali. Vogliamo solo fare al meglio le cose che un'amministrazione comunale deve fare, spendendo nel modo più efficace i soldi dei cittadini. E' questa la nostra piccola/grande rivoluzione. In questa base di programma abbiamo individuato degli obiettivi da perseguire, delineato le linee guida e inserito delle azioni utili a raggiungere questi scopi. L'abbiamo pensata aperta e in continua evoluzione, proprio per lasciare spazio al cittadino che diventa protagonista inserendo le sue proposte che troveranno una giusta collocazione utile a perseguire e realizzare il Bene Comune. Con oggi, si è attivato un incredibile spazio di partecipazione aperto a tutti i cittadini che condividono con noi questa visione di una Cesano diversa. Il nostro è un work in progress che verrà aggiornato costantemente quasi in tempo reale. Oggi abbiamo pubblicato la prima parte riferita al Territorio, che comunque rimane aperto a nuove proposte e integrazioni. Seguiranno altri quattro capitoli. E se qualcuno vi dice che tutto questo non si può fare, ditegli di farsi da parte, perché c'è già qualcuno che lo sta già facendo... Sedetevi, mettetevi comodi e cominciate a leggere.
Premessa: Con il termine welfare aziendale s’intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit di natura monetaria sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni. Da qualche anno molte Società hanno scelto di “attivare” lo strumento del welfare aziendale per i propri dipendenti. Per poter usufruire dei servizi del welfare il dipendente accede al portale della Società che gestisce il suo Welfare, dal menu sceglie il servizio desiderato e l’azienda presso la quale si desidera consumare tale servizio ed il “gioco” è fatto … tutto molto semplice. Se l’azienda scelta dal dipendente ove utilizzare il welfare non è presente nella lista pre-caricata sul portale se ne richiede l’iscrizione direttamente alla società erogatrice del welfare che si occuperà personalmente di inviare comunicazione all’azienda prescelta ... anche in questo caso tutto molto semplice. Prima di passare a quanto successo, cioè ai fatti, riteniamo corretto aggiungere che l’azienda presso la quale il dipendente vorrebbe utilizzare il suo welfare può decidere, in piena libertà, di non accettare di entrare nel “circuito” del welfare dando per iscritto parere negativo. Veniamo ai fatti: Nel mese di ottobre la Signora Lucia (nome di fantasia) ha deciso di usufruire del “benefit Welfare” per il pagamento dei servizi scolastici al Comune di Cesano Boscone. La Signora Lucia è quindi entrata nel portale messo a disposizione dalla Società che le cura il welfare aziendale ed ha cercato nella lista pre-caricata: il Comune di Cesano Boscone non era presente. Nessun problema … la Signora Lucia ha effettuato la richiesta scritta all’azienda gestrice del suo welfare chiedendole, come previsto dall’iter, di mettersi in contatto con il Comune di Cesano Boscone per avviare la pratica (ricordiamo che la richiesta non può essere effettuata direttamente dal dipendente ma deve necessariamente essere effettuata dalla società gestrice del welfare). Dopo 4 giorni dalla richiesta la Signora Lucia ha ricevuto una chiamata dalla società gestrice del welfare con la quale le comunicavano l’impossibilità non solo di parlare con un dipendente comunale ma di non riuscire nemmeno attraverso il sito ufficiale del comune a trovare un riferimento del responsabile dei servizi scolastici. La Signora Lucia, pur perplessa sul fatto che nessun dipendente del Comune rispondesse, non si è persa d’animo e, visto che era in possesso del numero di telefono e dell’indirizzo mail del responsabile dei Servizi Scolastici, l’ha comunicato all’azienda erogatrice del welfare ... problema risolto? … No. Dopo varie mail ricevute sullo status negativo della pratica, la Signora Lucia, in data 24 novembre, ha ricevuto una nuova ed ultima comunicazione da parte della società erogatrice riportava quanto segue: “Gentile Beneficiario, comunico che la richiesta di convenzione per il COMUNE DI CESANO BOSCONE è stata rifiutata, in quanto dopo svariati solleciti non abbiamo ricevuto alcun riscontro.” … “DOPO VARI SOLLECITI NON ABBIAMO RICEVUTO ALCUN RISCONTRO” … La Signora Lucia ha quindi potuto solo prendere atto dell’inefficienza dell’Ente e ha dovuto procedere ad effettuare il pagamento senza poter utilizzare quella parte di benefit messo a disposizione dalla sua azienda, subendo quindi un danno oltre che economico anche morale. La Signora Lucia non è l’unica ad essersi scontrata con il “muro del silenzio” comunale … Parliamo infatti anche della Signora Paola (nome di fantasia) che ha tentato, invano, di contattare telefonicamente l’Ufficio Servizi scolastici del Comune di Cesano Boscone per 3 giorni ed è riuscita infine a risolvere il suo problema solo grazie alla gentilezza di un dipendente di un altro ufficio del Comune che si è preoccupato di andare nell’Ufficio competente per risolverle il problema. Chissà perché quando c’è da chiedere soldi ai cittadini gli Enti sono sempre molto efficienti, ma quando c’è da fornire un servizio al cittadino – in questo caso bastava una semplice risposta – le cose si fanno sempre molto complicate. Questo non è il Comune che vogliamo. L’inefficienza della macchina comunale, che non riguarda ovviamente tutti i settori e tutti i dipendenti, secondo noi è lo specchio dell’inefficienza di chi questa macchina la dovrebbe controllare e “manutenzionare” ove necessario … Si dirà: “la colpa non può essere del Sindaco o della Giunta, loro prendono solo decisioni politiche” … vero e non vero, diciamo noi, in quanto a questi Signori spetta ben di più e sono pagati per fare molto di più! Essi devono vigilare e apportare, ove necessario, le opportune migliorie per evitare che succeda quanto sopra illustrato. Ringraziamo il Sindaco, la Giunta, Il Partito Democratico e la Lista Civica Futuro in Comune per l’inefficienza dimostrata in questi 5 anni cosparsi di errori e distrazioni di cui la cittadinanza ha pagato e pagherà per molti anni il prezzo. Dato che comunque questa è una faccenda di interesse pubblico, invitiamo il sindaco ad interessarsi personalmente del caso e a porvi rimedio al più presto. Una volta risolto il problema, sarebbe doveroso da parte dell'amministrazione avvisare i cittadini eventualmente interessati ad attivare questa forma di welfare aziendale, a contattare un ufficio preposto con il nominativo di un referente, un numero di telefono e un indirizzo email. Il giornalino di Cesano, il sito del comune, la pagina Facebook, Istagram, comunicati stampa, manifesti, volantini, alfabeto morse, segnali di fumo, vanno tutti benissimo... Restiamo in attesa. Prima Premessa Nella classifica della libertà di stampa l'Italia è risultata: nel 2014 al 49esimo posto, nel 2015 al 73esimo posto, nel 2016 al 77esimo posto. Seconda Premessa Berlusconi è diventato famoso e mal tollerato da molti per via del suo impero mediatico utilizzato anche ad uso politico personale. Il suo controllo sui media ci fece piazzare al 49esimo posto. I suoi successori di centro-sinistra (?) controllano i media al punto da farci piazzare al 77esimo posto. Domandiamoci
Questa situazione mi sta bene? se no, cosa posso fare io per invertire la rotta? La nostra non-percezione del cambiamento Il cambiamento può essere rappresentato da una linea retta o curva non importa ma rappresenta un processo ininterrotto e direzionato, non lo governiamo e ci porta dove l’insieme delle forze di sviluppo armonicamente si esprimono. Invece la percezione del cambiamento, la nostra umana percezione delle cose che cambiano, è una linea spezzata a gradini: il cambiamento è in atto ma noi non ce ne rendiamo conto per un buon lasso di tempo, finché - improvvisamente – la distanza tra il mondo reale e il mondo che pensiamo di vivere è troppo ampia per non essere oramai colta. Berlusconi nel 1992 si è imposto come cambiamento. Ha investito enormi risorse per essere percepito come elemento di rottura col passato, ma il cambiamento repentino provoca sempre una frattura psicologica perché agli esseri umani non piace essere scrollati dal proprio tran tran. Quindi si sono formati degli schieramenti – delle tifoserie potremmo dire - con la legge naturale dei contrappesi dove p.e. i giornali storici (corriere e repubblica) erano "nemici" e anche in RAI ai canali 1 e 2 rispondeva rete 3. Il cambiamento del PD invece non è stato percepito ancora, non da tutti almeno, e sicuramente non da chi si professava “comunista” negli anni ‘60 ’70 ‘80. Perché i vecchi comunisti votano ancora per Renzi? Per abitudine e perché hanno messo in soffitta la propria capacità critica dopo 20 anni di schieramenti a favore o contro. Ma il PD ora ha giornali e tutte le televisioni a favore, ecco perché è il cosiddetto partito della nazione ,perché non c'è contrappeso. D’altra parte, provate a digitare Partito Democratico su Wikipedia. Troverete un simpatico schema della storia dei partiti che hanno dato vita al PD nel 2008. Dei partiti della Prima Repubblica non ne manca uno: dai liberali alla “balena bianca”, dal PCI al PSI passando per i repubblicani. Amici e nemici tutti uniti per uno scopo comune, quale? L’orgoglio si sentirsi uguali Per quanto l'indifferenza verso il valore della cosa pubblica sia da sempre cosa nota in Italia (testimoniata da fior di classici), oggi l'indifferenza, l'apatia civile è un fenomeno ben più dilagante. Gli studiosi gli danno un senso psicologico e lo collegano alla rimozione, come suo effetto. La rimozione è sempre mossa da un dolore, ma quale dolore in questo caso? Pensiamo al dolore degli ideali perduti. Le catastrofi del “secolo breve” hanno avuto bisogno di una catarsi che si è realizzata nel secondo dopoguerra - in particolare negli anni ’60 e ‘70 - dove gli essere umani hanno ritrovato il senso della dignità così negata dagli orrori prodotti da guerre e dittature. Ma questa catarsi è durata poco, perché dagli anni '80 l'energia si è affievolita e la restaurazione ha preso il sopravvento. Come il Romanticismo è stato la rimozione del dolore per il fallimento dell'uomo illuminista che poteva ottenere qualunque risultato, l'apatia civile odierna è la rimozione del dolore per l'ennesimo fallimento nella rivendicazione di dignità. L’uguaglianza tra noi esseri umani e quanto di meno “naturale” possa esistere al mondo: nasciamo diversi come sesso, costituzione fisica, salute, razza, condizioni economiche, famiglia di provenienza, nazione, ma da questa naturale disparità che ci separa abbiamo deciso, come comunità umana del XX secolo, di considerarci uguali in dignità e diritti. Questi principi devono essere realizzati concretamente dalla politica, ma la politica non deve avere altri interessi perché questo succeda. Le dittature sono sempre dietro l’angolo Riportiamo un passo di Cvetan Todorov: “Conversazioni appassionate, sugli argomenti più elevati, protratte fino a tarda notte, ci permettevano di vivere nell'illusione della libertà. Probabilmente eravamo ancora troppo giovani per sapere che la frontiera tra privato e pubblico non era né definitivamente stabilita né impermeabile, e che mentre credevamo di sottrarre allo stato totalitario una parte della nostra vita, gli lasciavamo in realtà mano libera per regolamentare a suo piacimento tutta la vita sociale – ossia tutta la vita” E’ solo per contrasto che cito quest’esperienza, ma le tossine di una vita pubblica avvelenata tende a convogliarci verso la vita privata convincendoci di lì trovare la nostra libertà. Ma purtroppo sperimentiamo che l’opacità della vita pubblica può diventare opacità della vita privata fino all'omertà dell’autocoscienza, del rifiutare di vedere quello che è evidente. Cosa posso fare io?
Se è un valore prezioso l’uguaglianza nella dignità e nei diritti, non possiamo pretendere – grazie a Dio - di essere uguali nelle capacità, azioni, sentimenti, risultati, carattere e competenze, questa è la ricchezza della comunità. Ognuno avrà quindi possibilità e propensioni differenti per reagire all'apatia civica che ci avvolge. Ma crediamo che molto possano fare le persone che possono a pieno titolo dirsi educatori perché se non si riparte dalla cultura e dagli ideali sarà sempre “il fatto a prevalere sul valore, la pratica comune sulla norma, il potere sul diritto”. Tra gli educatori comprendiamo a pieno titolo i genitori. Nel nostro piccolo, nelle scelte di tutti i giorni, pensiamo alla formazione civica dei nostri figli e indirizziamoli ad approfondire non solo i fatti che ci circondano ma anche la cultura che ci pervade e origina a partire dalla nostra lingua. Se vi diranno che storia, filosofia, latino e greco non sono più materie utili al mondo attuale, riflettete bene, perché le vostre scelte saranno importanti per la conservazione dei valori ideali e hanno originato la nostra civiltà. La recente scomparsa del prof. Luciano Gallino [1] ci offre l’opportunità di ricordarlo attraverso uno dei suoi più recenti e dirompenti studi. Il saggio in oggetto s’intitola “Finanzcapitalismo” ed è stato pubblicato nel 2011 per i tipi di Einaudi. Ad una lettura superficiale può sembrare semplicemente un trattato sull’attuale crisi economica e le sue motivazioni d’esistenza, in realtà si tratta di una critica spietata alla nostra società. Una società in cui l’avere conta più dell’essere ; una società in cui a scuola, per prima cosa, s’impara ad essere concorrente del proprio compagno di banco invece di crescere nella gioia di scoprire; una società dove tutta l’economia si fonda sul profitto, privando l’essere umano della sua dignità; una società dove il progresso deve essere solo crescita; una società dove l’economia ci spinge a lavorare a ritmi spaventosi per produrre cose per lo più inutili, che poi altre persone, sempre lavorando a ritmi spaventosi, dovranno comprare. Tutto questo solo per arricchire pochi, senza dare alcuna felicità a troppi e per di più impoverendo, materialmente ed umanamente, tantissimi altri. Schiavi del consumo, repellenti all’accrescimento culturale e delle coscienze. Un imbarbarimento ideale più che ideologico; infatti d’ideologia, nella nostra società-mondo, ce n’è anche troppa e quella dominante che ci sta schiavizzando, illudendoci di maggiori libertà, è proprio quella neoliberista. Il capitalismo industriale ha avuto storicamente come motore l’industria manifatturiera, il capitalismo odierno ha come motore invece il sistema finanziario. I due differiscono fondamentalmente per il modo con cui producono accumulazione: il capitalismo industriale impiega denaro in acquisto di merci per produrre una maggior quantità di denaro, il capitalismo finanziario impiega il denaro sui mercati finanziari per produrre immediatamente maggior denaro. La logica dell’investimento finanziario è dunque quella di produrre un profitto più elevato rispetto all’investimento in merci, all’economia cosiddetta reale. Il capitalismo industriale aveva come obiettivo la produzione di valore, il capitalismo finanziario al contrario l”estrazione” di valore, ovvero massimizzare il valore estraibile da esseri umani e natura. Si produce valore quando si costruisce una casa, si pianta un albero; si estrae valore quando si provoca un aumento del prezzo delle case modificando i tassi di interesse o le condizioni del mutuo; quando si aumentano i ritmi di lavoro o l’orario a parità di salario; quando si distrugge un bosco per farne un parcheggio. La finanziarizzazione della economia è stata accortamente guidata da una classe capitalistica transnazionale, sostenuta sul piano politico e ideologico da una classe parallela. Tra i vertici delle due classi gli scambi di ruolo sono intensi e regolari. La politica aiutando lo sviluppo e l’ascesa del capitalismo finanziario ha abdicato al proprio compito storico di governare l’economia allo scopo di garantire il progresso delle comunità umane. Il sistema finanziario si fonda su una componente bancaria/assicurativa che controlla immense reti societarie e su investitori istituzionali quali fondi pensione, fondi comuni d’investimento o Hedge Funds (speculativi) che gestiscono un patrimonio vicino al valore del PIL mondiale. Date queste enormi risorse finanziarie, nessuna società finanziaria o industriale può permettersi di ignorare le richieste degli Investitori istituzionali. Inoltre la pressione degli investitori istituzionali sulle grandi imprese di cui detengono azioni richiede loro un rendimento sul capitale dell’ordine mediamente del 15% anche quando l’economia cresce ad un tasso di 4-5 volte inferiore. Conseguentemente le grandi imprese hanno dirottato i propri investimenti dalla ricerca, le nuove tecnologie, gli impianti, le condizioni lavorative, agli investimenti finanziari, ivi comprese le operazioni di acquisizione e fusione d’azienda ai fini della concentrazione. Il sistema finanziario fa uso anche della c.d. “finanza ombra” rappresentata da una gigantesca montagna di derivati, per valori di centinaia di trilioni. Non si tratta di finanza illegale, ma di attività de-regolate e liberalizzate. Così avviene che nella finanza ombra operino società costituite dalle banche al fine di veicolare fuori bilancio attivi che dovrebbero figurarvi. Dagli anni 80 in poi i derivati sono stati trasformati da strumenti di garanzia (garantivano un prezzo fisso per una quantità di merce futura) in strumenti altamente speculativi. A metà del 2008 ammontavano a circa 765 trilioni di dollari di cui 80 registrati presso le borse e il resto scambiato al banco tra privati. La finanziarizzazione delle imprese industriali ha imposto il paradigma della massimizzazione del profitto a favore degli azionisti, modificando l’etica e l’organizzazione dell’industria capitalistica. L’attenzione è ora incentrata sugli azionisti dimenticando gli altri soggetti sociali coinvolti nel processo produttivo: dipendenti, fornitori, comunità locali. Questa ideologia neoliberista che usa la finanza come arma di sterminio di massa si è dimostrata fallace fin dal suo esordio, infatti sono state ricorrenti le crisi economiche dall’1987 quando le principali borse mondiali crollarono in un sol giorno; nel 1997 in Asia orientale, America Latina e Russia con paurose cadute del Prodotto Interno Lordo; nel 2000-2003 partendo dagli USA con le varie “bolle” sulle new technologies poi sull’immobiliare e ancora nel 2007 che ancora si trascina e non da cenno di inversione di tendenza. Cosa è successo nel 2007? Non dobbiamo limitarci ad accennare all’altissima quota d’insolvenza che banche e assicurazioni scoprirono come conseguenza dell’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla FED. Ci sono cause strutturali di questo sistema che è bene evidenziare: un sistema finanziario basato sul debito privato e pubblico, ciò significa che ad ogni dollaro di beni o servizi reali corrispondevano almeno quattro dollari di denaro creato dal nulla finanziando un debito o con altri strumenti virtuali. Insomma al denaro espresso sotto forma di titoli non corrispondeva più la quantità di valore reale che essi nominalmente assicuravano. Eppure l’affermazione dell’ordine neoliberale evidenzia altri aspetti di crisi, oltre a quello economico: il grande squilibrio tra le potenzialità scientifiche e tecnologiche e le effettive condizioni di vita della popolazione mondiale che tendono progressivamente a peggiorare; l’insostenibilità ambientale del modello economico fondato sul principio dello sviluppo illimitato. Grandi sono le responsabilità della politica. Non si è trattato infatti di una sconfitta della politica, ma di una consapevole azione politica volta ad adattare la società all’economia. A conferma di ciò a partire dagli anni ’80 la politica ha abolito quelle normative che ostacolavano la libera circolazione di capitali e ha abolito la separazione tra attività finanziarie e bancarie introdotte per far fronte alla crisi del ’29. Non furono solo i politici americani a sostenere questo cambiamento, ma anche quelli europei, in primis Mitterand e il suo ministro Delors, ma anche Thatcher e Kohl, quella italiana ha fatto seguito con i governi tecnici succedutisi nei primi anni ’90 (Amato, Ciampi). Proprio in quegli anni i conflitti d’interesse si sono moltiplicati dovunque. Quali i possibili esiti di questa crisi strutturale ed ideologica, prima ancora che economica, sono lasciati ad una vostra personale lettura e interpretazione del saggio in oggetto. In conclusione, a fronte di denaro creato dal niente, con artifici virtuali, per espropriare ricchezza reale alle famiglie, creando nuovi schiavi incatenati all’incertezza del domani che si umiliano per un tozzo di pane, demolendo le strutture sociali fondamentali per lo sviluppo della democrazia, ci domandiamo: tutto questo per chi? Saranno le ricchezze di Tutankhamon del nuovo millennio, chiuse in una tomba e inutilizzabili? L’uomo è il predatore più efficace del pianeta, ma l’uomo è sempre stato illuminato nel suo sviluppo e ci ha spesso sorpreso con innovazioni tecniche e sociali in ogni tempo e luogo. Ci sorprenderemo ancora? L’”uomo illuminato” siamo ognuno di noi, quando riconosciamo la nostra ansia di vita comunitaria che ci ha portato nella storia a realizzare politiche win-win dove nessuno perde, quando riconosciamo i responsabili politici di questa tragedia e decidiamo di non assecondare oltre i loro intenti malevoli, quando non ci accontentiamo di una mediocrità che è terreno fertile per chi desidera una massa di schiavi, ma ricerchiamo l’eccellenza che sola ci può distinguere, imparando a conoscere profondamente gli strumenti che questo sistema utilizza, perché conoscerli è il modo migliore per sabotarli e volgerli ad una diversa funzione. Un ringraziamento quindi all’opera del Prof. Gallino che sia da stimolo all’azione politica che solo noi viventi possiamo portare a termine. Nota [1] Il Prof. Luciano Gallino è stato un sociologo esperto del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, e delle trasformazioni del mercato del lavoro. Iniziò la sua formazione sociologica presso l'Olivetti, per volontà dell'ingegner Adriano Olivetti. E’ stato poi “fellow research scientist” a Stanford, in California, e ordinario di Sociologia nella Facoltà di scienze dalla formazione di Torino. Riprese in mano le opere in campo economico di Karl Marx rinvigorendo una tesi antiliberista strutturata su due punti chiave: a) il concetto di “classe sociale” e di “lotta di classe”, che descrisse quasi al contrario rispetto alla direzione tradizionale nell’esposizione marxiana, e b) l’Unione Europea diventata manovratore per l’applicazione delle dottrine neoliberiste thatcheriane e reaganiane che annientano pace sociale, sviluppo economico delle classi medie e basse, diritti dei lavoratori conquistati dagli anni ’50. Ci rimane la capacità di analisi del reale con una riflessione orientata verso i più deboli, con un coraggio di ribellione al pensiero dominante più comune nella fase della giovane età che in quella degli ultrasessantenni. Sempre più spesso in Italia sentiamo in tv o leggiamo sui giornali pareri preoccupati di politici, sociologi, giornalisti, opinion makers, sulla scarsa partecipazione e coinvolgimento dei cittadini alla vita pubblica. Scarsa partecipazione alle elezioni, ai referendum, alle assemblee pubbliche, agli incontri pubblici, ecc. ecc. La domanda nasce spontanea: come mai, dato che viviamo in un regime formalmente democratico, i cittadini non approfittano del loro diritto/dovere di partecipare? Come mai tanta gente rinuncia al proprio diritto/dovere di cittadino attivo, informato e responsabile? Come mai la “libertà è partecipazione” di Gaber resta solo nelle strofe della sua canzone e non riesce a materializzarsi nella realtà quotidiana? La classica risposta qualunquista a questi interrogativi è questa: “ma se il voto contasse veramente, pensi che ci farebbero votare?” Questa è la classica risposta dello struzzo che ha la testa nella sabbia, ma che, purtroppo per lui, rimane con il sedere scoperto…... Al di là di tutte le teorie complottiste e di supremazia della finanza sulla politica, quello che oggi ci interessa mettere in evidenza è il “format” governativo che viene utilizzato sia a grande scala (Europa) che a quella più piccola di una realtà comunale (Cesano). Il “format” è quello che, nel nome di una non ben identificata efficienza, competenza e urgenza d’intervento, un gruppo ristrettissimo di persone (elette?... ma anche no) decide e legifera in totale e completo isolamento rispetto alla realtà che lo circonda e poi “vende” queste decisioni come un percorso democraticamente condiviso e partecipato da tutti i cittadini. Di esempi l’Italia e il nostro governo attuale ce ne offre a bizzeffe. Vogliamo parlare del jobs act? Oppure preferiamo trattare “la buona scuola”? E se parlassimo della legge elettorale? O forse no, meglio ricordarsi della riforma costituzionale del senato….. Insomma, tanto per capirci, questo è il “renzie-style”, ovvero il metodo della legiferazione tramite fiducia, espropriando il parlamento del suo ruolo costituzionale. Il governo che scippa al parlamento il potere legislativo assommandolo a quello esecutivo che gli è proprio. A breve termine questo approccio delle promesse e dei proclami funziona. A medio e lungo termine le cose però sono un po’ diverse. A medio termine il consenso inizia a diminuire, sia perché quanto promesso non viene mantenuto, sia perché le decisioni prese con un po’ troppa faciloneria e, magari, con un occhio alle lobby di riferimento, cominciano a mostrare limiti ed errori. A lungo termine, il gioco di prestigio svanisce inesorabilmente mettendo in evidenza il vuoto pneumatico che stava dietro le invenzioni di marketinng presentate con tanta enfasi ai cittadini e la realtà delle cose si appalesa in tutta la sua crudezza. E poi ci si meraviglia dello scarso interesse dei cittadini alle cose della politica? Ma questo disinteresse, dirai tu caro lettore, è solo a livello nazionale. A livello locale invece le cose sono diverse. Ne sei davvero sicuro? Vuoi un esempio tipico in salsa Cesanese di applicazione del “renzie-style”? Prendiamo il caso della scelta del nuovo sistema comunale di smaltimento rifiuti con redazione del relativo capitolato di appalto. Apriamo una piccolissima parentesi e andiamo a leggere cosa dice il programma-pinocchio del Sindaco Simone Negri al capitolo 11.Legalità, Trasparenza e Partecipazione - del quale pubblichiamo uno stralcio significativo: Partecipazione …… Si intende perseguire un’amministrazione che rendiconti quanto fa regolarmente e che apra degli spazi di partecipazione ai cesanesi, ad esempio attraverso periodiche assemblee pubbliche su singoli aspetti della vita civile. Questo avverrà in particolare nel caso delle grandi scelte su cui ci sarà un aperto confronto con la gente. Caro lettore, ricorda bene quanto hai appena letto. Chiusa la parentesi e ritorniamo allo smaltimento rifiuti: Ora, caro lettore, tieni presente che:
Ora, caro lettore, prova a metterti nei panni di un cittadino cesanese e cerca di darti una motivazione per andare a “partecipare” e “condividere” il percorso progettuale proposto dalla giunta in cui già tutto è stato deciso. Cerca di trovare una motivazione per uscire di casa, andare a sederti in un posto, ascoltare il relatore, annuire con la testa e alla fine, magari, anche applaudire e farti un “selfie” con l’assessore o con il sindaco. L’hai trovata la motivazione? No? Non preoccuparti, non sei l’unico. All’ultimo dei due incontri programmati non c’era nessuno. Nemmeno gli amici. Nemmeno i parenti stretti. Probabilmente, ripetiamo PROBABILMENTE, se fosse stato attivato un Tavolo Pubblico nel quale effettivamente partecipare e dare il proprio contributo alla redazione della proposta e poi, assistere ad un dibattito aperto a varie idee e posizioni, ascoltando il contributo di esperti, studiosi e imprenditori del settore e quindi farsi un’idea più completa del problema, e poi magari avere anche la possibilità di votarlo alla fine del percorso, probabilmente, dicevamo, qualche persona avrebbe trovato la motivazione per partecipare e dare il suo contributo attivo e propositivo. Ora, qualsiasi ulteriore commento su questo “flop” di partecipazione suonerebbe per i nostri amministratori un po’ come sparare sulla croce rossa, ma soprattutto non avrebbe alcun valore di proposta positiva sul tema. Qualche domanda però, a nostro parere, dovrebbero farsela…... Il punto sul quale ci vorremmo soffermare, prendendo spunto da questa imbarazzante esperienza è invece un altro: chiunque abbia partecipato almeno una volta ad un Consiglio Comunale si sarà reso conto che in realtà, durante il suo svolgimento, a parte le dichiarazioni ufficiali dei vari gruppi consiliari, spazio al dibattito costruttivo e al confronto delle diverse opinioni non ce n’è. Ed in effetti il Consiglio Comunale è il momento in cui il dibattito, avvenuto “altrove”, si ufficializza con una presa di posizione palese (mediante il voto) dei Consiglieri. Allora andiamo alla ricerca di questo “altrove” dove dovrebbe svilupparsi il dibattito: saranno forse le Commissioni? In teoria questo potrebbe essere il luogo giusto dove sviluppare un dibattito e un confronto di idee, un dibattito aperto e pubblico dove il cittadino, anche se non può intervenire, può farsi una idea delle idee e delle proposte in campo, ma soprattutto un luogo dove “tesi” e “antitesi” dovrebbero trovare una “sintesi”. Peccato però che, come nell’esempio di cui sopra, in Commissione si arriva con un testo preconfezionato-blindato-inemendabile, in perfetto “renzie-style”. Manca quindi il momento di apertura al cittadino, alle sue istanze, alle sue proposte, manca quel gradino intermedio fondamentale per dare qualità e autorevolezza alla decisione finale: manca il coinvolgimento e la partecipazione del cittadino alle decisioni importanti che lo riguardano. In definitiva mancano i Tavoli di Lavoro. Soprattutto in situazioni in cui dovranno essere prese soluzioni “difficili e dolorose” rendere partecipe ed informata la cittadinanza sulle scelte da fare (e magari anche coinvolgerla mediante referendum consultivi, perché no) darebbe forza ed autorevolezza alle decisioni prese. E’ un percorso lungo e difficile, ma è l’unico in grado di assicurare la coesione sociale, il rafforzamento della democrazia e della consapevolezza di ogni singolo cittadino. Questa visione di una nuova politica era a noi perfettamente chiara già ai tempi delle elezioni, tant’è che avevamo inserito tra i nostri punti programmatici una serie di strumenti atti a favorire la partecipazione (quella vera) dei cittadini e a esplicitare i processi decisionali. Qualche esempio?
Mentre gli altri si affannavano a confezionare sogni e promesse da propinare ai cittadini in cambio del voto, noi studiavamo come costruire le fondamenta della vera partecipazione e della vera democrazia diretta. Alla fine, in fondo, è questo che manca alla vecchia politica: la volontà di effettuare il vero cambiamento democratico. I cittadini conoscono benissimo la differenza tra un'assemblea e una farsa. Accà nisciun è fess.... Il 25 giugno alle ore 12:03 nella sua pagina ufficiale ‘Simone Negri - Sindaco di Cesano Boscone - Politico’ il nostro sindaco ha pubblicato il seguente post con evidente riferimento all’editoriale precedentemente pubblicato dal nostro gruppo “Con l'auspicio di tranquillizzare le forze politiche cesanesi rispetto alla situazione debitoria del comune di Cesano, mostro questi grafici che meglio di qualsiasi parola spiegano l'evoluzione dell'indebitamento comunale. Ad oggi la nuova amministrazione non ha acceso mutui, ma ha soltanto avviato la rinegoziazione di una piccola parte di questi (su segnalazione peraltro del Ministero). Negli ultimi anni abbiamo recuperato notevole capacità di indebitamento: tant'è che la soglia è all'8% e noi siamo circa a metà (4.16%). Inoltre è possibile notare come sia in progressiva riduzione l'incidenza di tali mutui sulla spesa corrente. Penso si possa dire che la situazione è più che sotto controllo... (emoticon)“ Come indicato erano allegati 3 grafici di cui riportiamo il primo. Dimostreremo qui di seguito come le affermazioni contenute nel post siano fuorvianti ovvero producano un’immagine che non è quella sostanziale in relazione all’indebitamento del comune. Quindi più che chiarire una situazione alla cittadinanza, come spesso succede si è approfittato per fare propaganda politica. 1) Partendo dalla tabella che dovrebbe supportare le affermazioni, i numeri riportati come totali degli interessi passivi per il 2014 e il 2015 non corrispondono a quanto esposto nel Rendiconto 2014 e nel Preventivo 2015 approvati dal Consiglio Comunale e dai Revisori. Infatti nei bilanci suddetti gli interessi passivi inclusi nelle spese correnti sono espressi rispettivamente in 864.019 euro e 865.000 euro, non dando quindi nessun segnale di diminuzione come nel prospetto presentato. Sembra legittimo pensare che i dati di bilancio siano quelli veri e pertanto va spiegata la logica con cui nel prospetto altri numeri sono indicati. Ma una cosa è certa, se i dati riportati sono inaffidabili altrettanto diventano le affermazioni che essi supportano. 2) Piuttosto che presentare tabelle che mostrano la capacità di indebitamento, tra l’altro basate su una forma legislativa e che non ci riguarda visto che lo stesso sindaco dichiara di non voler accendere ad ulteriori mutui, e che per nulla ‘spiegano l’evoluzione dell’indebitamento comunale’, meglio sarebbe stato fare il grafico per esempio dal 31 dicembre 2013 in avanti dell’andamento puntuale del totale debito (capitale più interessi) per essere consapevoli del reale diminuire del debito pendente sulle nostre spalle. Giusto per non dare solo l’informazione che più fa comodo … 3) Questo sarebbe stato però poco vantaggioso per il signor Sindaco in quanto avrebbe visualizzato e reso comprensibile a tutti come il totale debito è aumentato con l’operazione di rinegoziazione (che il Ministero ha segnalato ma non ha dato come obbligatoria). Infatti il totale debito (capitale più interessi) non aumenta solo accendendo nuovi mutui, ma anche posticipando il rimborso dei mutui esistenti. Nel nostro caso la chiusura di un 15-20% circa del totale mutui è stato posticipato di 9 anni, su questo prolungamento verranno pagati interessi passivi che nella situazione originaria non sarebbero stati sostenuti, quindi stesso capitale ma totale interessi maggiore uguale aumento del debito totale. Mostriamo questo concetto in forma grafica nell’illustrazione seguente. 4) I mutui se li si rimborsa regolarmente diminuiscono per loro natura, quindi non è sorprendente dire che “il debito si riduce” e non è una capacità straordinaria dell’Amministrazione ridurre i debiti. La sostanza sta sempre nel “quanto”, se si riducono naturalmente, bene, si è fatto quel che si doveva; se si riducono invece del 40-50% si è fatta una vera e importante azione di governo; se infine li si aumentano, ci sono due possibilità: o si stanno facendo investimenti - ma non è il nostro caso – o si stanno finanziando le spese correnti giostrando i mutui e la teoria dice che questo non è un comportamento sano. Perché andare in simile dettaglio? Non per affermare che la situazione non sia sotto controllo, non per negare che se fosse necessario potremmo fare altri mutui (e non dubitiamo che con la chiusura dell’affaire piscina sarà necessario), ma perché i cittadini siano informati in modo trasparente e soprattutto corretto di quali sono le conseguenze degli atti di amministrazione , per buoni o cattivi che li si voglia giudicare. Signor Sindaco, meno male che la situazione finanziaria per ora è sotto controllo, non è questo obiettivo minimo che le chiedono i cittadini (l’alternativa sarebbe un commissariamento che nessuno si augura) ma piuttosto i cittadini le chiedono che i loro tanti soldi messi a disposizione della comunità vengano spesi bene e a loro vantaggio. I cittadini sono i suoi azionisti e non possono che essere felici che a tutti loro l’azione di governo porti beneficio. Non nascondiamoci quindi dietro un’operazione finanziaria per riportare un difficile equilibrio di bilancio, ma piuttosto lavoriamo perché le entrate e le spese siano economicamente efficaci, a vantaggio di tutti e soprattutto dei più deboli (non dei più vicini ai partiti). Polemizzare su Facebook (che altro non è che l'equivalente delle osterie del secolo scorso) è un esercizio sterile. Tutti sappiamo (o dovremmo sapere) che l’ottimizzazione dell’equilibrio economico finanziario non si ottiene con singoli interventi salvifici, ma con un lavoro di analisi puntuale per ogni singola voce del bilancio, valutandone il rapporto costi-benefici per i cittadini, definendo priorità da perseguire e bisogni da coprire, dimenticando l’insistenza di gruppi portatori d’interesse di parte. Una maggiore trasparenza sui processi decisionali afferenti al bilancio comunale salvaguarda l'amministrazione stessa da indebite pressioni che possono deviare le sue scelte. Per ciò che ci riguarda siamo a disposizione, nelle sedi opportune, con proposte concrete per migliorare insieme questo paese, sempre che sia disponibile a prenderci in considerazione.
E come dice Crozza: ci hanno detto che è così, ma noi non ci crediamo. Noi tutti viviamo in un mondo glocal, dove gli eventi globali si mescolano sempre più con quelli locali. E così in pochi giorni assistiamo impotenti davanti alla tv o su internet a quello che sta diventando sempre più un esodo biblico di intere popolazioni di paesi colpiti da guerre, feroci dittature, pulizie etniche e religiose, carestie, povertà assolute che cercano una disperata via di uscita in una fuga verso l’ignoto, verso l’Europa. Per loro la denominazione di “migranti” non è più applicabile: costoro sono profughi che scappano dalla loro terra per cercare di sfuggire alla morte. Giorno dopo giorno, allo steso tempo, assistiamo ugualmente impotenti all’inesorabile e inarrestabile depauperamento (economico, sociale, culturale, morale) delle nostre comunità. Fenomeno che ci tocca sempre da più vicino tanto da sfiorarci quasi fisicamente se non colpendoci direttamente alla bocca dello stomaco, oltre che al portafoglio. Siamo anche noi vittime di guerra, futuri profughi di una guerra non combattuta a suon di cannonate, ma egualmente rovinosa e devastante. Siamo anche noi vittime di bombardamenti esattamente come quella umanità sofferente che vediamo morire nelle acque del mediterraneo. Le bombe di quelle guerre distruggono la città mettendole a ferro e fuoco e lasciando solo macerie. Qui da noi la guerra invisibile sta distruggendo il nostro tessuto economico e sociale facendo chiudere oggi un panifico, domani una gelateria…. giorno dopo giorno, silenziosamente le serrande di imprese, società, artigiani, si abbassano per non alzarsi più il giorno dopo. Muoiono e spariscono silenziosamente nel caos della vita quotidiana. Ogni tanto, però, queste bombe colpiscono qualche palazzo importante, qualche industria, qualche centro commerciale in cui lavorano centinaia di persone. Allora, questa bomba economica invisibile, il rumore lo fa eccome e tutti, per un attimo, restano pensierosi e sbigottiti, prima di rituffarsi nel caos della battaglia quotidiana per la sopravvivenza. Ognuno per se e dio per tutti. Ma qual'è il legame tra queste due realtà appena descritte? Qual’è la connessione che tiene insieme queste due tragedie? Cosa hanno in comune i profughi e i licenziati? Da uno studio di Oxfam emerge che nel 2016 l’uno per cento della popolazione mondiale sarà più ricco del restante novantanove per cento. In altre parole l’1% della popolazione mondiale avrà concentrata nelle sue mani il 51% dell’intera ricchezza del pianeta. Oxfam, in una nota, chiede ai governi di adottare un piano di sette punti per affrontare la disuguaglianza: dal "contrasto all'elusione fiscale di multinazionali e individui miliardari" all'introduzione "di salari minimi". Se lo scorso anno, sempre secondo Oxfam, "gli 85 paperon dè paperoni del mondo detenevano la ricchezza del 50% della popolazione più povera (3,5 miliardi di persone). Quest'anno il numero è sceso a 80, una diminuzione - sottolinea - impressionante dai 388 del 2010. La ricchezza di questi 80 è raddoppiata in termini di liquidità tra il 2009-2014. Il problema che sta alla base di tutto è quindi la sempre più squilibrata distribuzione della ricchezza nel mondo. Questo vuol dire che la stragrande maggioranza di tutti noi lavora e produce ricchezza che non resta nel territorio o nella nazione in cui vive, ma “se ne va” a ingrassare quei pochi conti correnti dei grandi paperon de paperoni planetari. E’ evidente ormai, ad un occhio attento, a un orecchio allenato e a un cervello in grado di fare due + due che la nostra civiltà, che tanto ha dato in termini di progresso, scienza, tecnologia, arte, filosofia e di cultura, sta arrivando al capolinea e lo sta facendo ormai a passi sempre più veloci. Il debito pubblico mondiale oramai ha superato i 55 trilioni di dollari: 55 mila miliardi di dollari ($55.000.000.000.000) un debito inesigibile. Tanto per capirci il debito pubblico italiano ad oggi è di 2 mila e 361 miliardi di dollari ($2.361.000.000.000). Quello che sta avvenendo in Europa, ossia il disperato tentativo da parte delle banche centrali e della BCE di tenere in piedi un sistema destinato all’implosione, associato alla completa subalternità della politica dei diktat dei grandi organismi finanziari mondiali (= quel famoso 1% di cui sopra…), ci ricorda molto la storia del Titanic. Le banche, dal 2016, "devono informare la clientela del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca", ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, durante un'audizione alla commissione Finanze del Senato. Vuol dire in parole povere che se una banca fallisce i creditori possono prendere i soldi dei nostri risparmi depositati nei conti correnti per ripianare i debiti che hanno prodotto le banche stesse. Cominciano a mettere le mani avanti, perché gli scenari di default non sono solo più ipotesi, ma concrete possibilità. Ma torniamo ai profughi. Qualche anno fa, parlando di questo argomento con un amico ghanese, mi disse alcune brevi ma significative parole: i poveri e i disperati vanno dove ci sono i soldi e se non vuoi che vengano a casa tua devi portare i soldi a casa loro. In questa breve frase è contenuta l’essenza dell’intero problema: la redistribuzione equa della ricchezza prodotta. Il nostro sistema di vita, di consumi e di sprechi ce lo siamo potuti permettere (e ce lo stiamo ancora permettendo) perché qualcun altro ha pagato e sta pagando sulla sua pelle il prezzo al posto nostro. La nostra qualità di vita, anche quella che noi consideriamo al più basso livello della nostra piramide sociale, per la stragrande maggioranza delle persone del pianeta rappresenta un traguardo da raggiungere, un sogno per cui lottare e rischiare. Quei morti nel mare sono quindi il prezzo che stiamo pagando per permetterci il nostro stile di vita. Quei morti non sono la causa dei problemi, ma rappresentano il tragico effetto delle nostre scelte quotidiane e del nostro modo di vivere e consumare. Alcuni di noi si riempiono la bocca di solidarietà, altri di buonismo ipocrita, altri di paura, altri di rabbia, altri ancora di infantile egoismo, ma in realtà nessuno di noi è disposto a ridurre drasticamente il proprio standard di vita per condividerlo con la stragrande parte dell’umanità che giustamente richiede la sua parte. Allora, che fare? Bene, cominciamo a chiedere, anzi no, a pretendere, a quel famoso 1% di paperon de paperoni di “mollare l’osso” e di redistribuire in modo equo la ricchezza da loro accumulata. Cominciamo a chiedere ai nostri politici di difendere la ricchezza prodotta nella nostra nazione, a farla rimanere nella nostra terra e allo stesso tempo di rispettare le ricchezze prodotte dai popoli nelle altre nazioni. Cominciamo a rispettare i diritti umani di tutti, ma proprio di tutti, perché esiste una sola razza: quella umana. Cominciamo a rispettare le economie, le ricchezze e le materie prime degli altri Paesi e se le vogliamo acquistare paghiamole un prezzo equo. Cominciamo a far valere il diritto sul sopruso, il giusto sul conveniente, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Cominciamo a pensare di vivere secondo le nostre possibilità, i nostri mezzi e le nostre risorse. Cominciamo a riordinare la nostra scala dei princìpi, magari mettendo davanti al denaro la dignità, il rispetto, l’umanità, la compassione. Cominciamo a considerare il valore delle cose e delle persone invece che il loro prezzo. Cominciamo a pensare che non tutto sia negoziabile e che sia sempre solo una questione di soldi. Cominciamo a pensare che il fine non può essere sempre e comunque una giustificazione e un alibi per i mezzi che usiamo. Cominciamo a pensare che un’azione giusta, molte volte, non è conveniente al singolo ma lo è per l’intera comunità e smettiamo di muoverci solo quando “ce ne viene in tasca” qualche cosa. Cominciamo a salvare gli esseri umani prima di salvare le banche. Cominciamo a pensare. Cominciamo, magari, a non appoggiare governi e dittature compiacenti solo perché utili per i nostri business. Cominciamo a considerare “potenziali mercati” quei paesi in cui i diritti umani vengono rispettati e promossi. Cominciamo, dato che ne abbiamo i mezzi e le tecnologie, a produrre energia rinnovabile e a ridurre drasticamente la nostra sete di petrolio e di gas raggiungendo così la nostra indipendenza energetica (=indipendenza politica). Cominciamo insomma a prenderci le nostre responsabilità per le azioni quotidiane e per le scelte che ogni giorno facciamo. Cominciamo a pensare che si può e si deve trovare il modo di vivere in un altra maniera, perché questa qui proprio non funziona più. Tempi molto duri si stanno prospettando all’orizzonte e, almeno per una volta, cerchiamo di non vedere il dito, ma di guardare la luna. Solo questo, forse, ci salverà. Forse è già troppo tardi, ma vale ancora la pena di tentare. In caso contrario i prossimi profughi saremo proprio noi. |
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Giugno 2020
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