Tanto per evitare inutili polemiche, partiamo dall’assunto che nessuno è depositario della verità assoluta. In piena campagna elettorale, però, risulta un esercizio estremamente difficile quello di mantenere pacato il tono della discussione e di procedere invece con argomentazioni che si basino su logica e obiettività. Con questo spirito vorremmo quindi focalizzare alcuni punti che ci sembrano importanti per meglio definire il modo di operare del MoVimento 5 Stelle nel territorio. Esistono alcune piccole sfumature che ci differenziano dal modus operandi del vecchio modo di fare politica. Senza voler affermare che il nostro modo sia “quello giusto”, ma che invece è semplicemente un modo “diverso” da quello degli altri, ci permettiamo qui di seguito di evidenziarle. L’obiettivo della vecchia politica è l’acquisizione del potere (attraverso il voto e i rapporti con i gruppi portatori di interessi) per poter attuare il suo programma politico. Le modalità con cui questo programma politico viene redatto possono essere molteplici e più o meno inclusive della partecipazione dei cittadini (i “tavoli” e i “banchetti” che vediamo fiorire in queste ultime settimane a Cesano ne sono un classico esempio), più o meno trasparenti, ma non è questo il punto. Il punto vero è che si tende alla concentrazione del potere nelle mani di poche persone (sindaco, assessori, gruppi ristretti di collaboratori legati al partito egemone). Il resto della cittadinanza, una volta votato, viene messo da parte per cinque anni e privato del suo diritto di decidere, proporre, informarsi, partecipare. Il politico diventa, anche suo malgrado, un accentratore di potere. E’ quindi, inesorabilmente un processo che tende all’esclusione. L’obiettivo del MoVimento 5 Stelle è, invece, quello di coinvolgere il maggior numero di cittadini attivi nella gestione della cosa pubblica. Per gestione intendiamo tutte quelle attività relative all’informazione, partecipazione, proposizione, decisione, di progetti e proposte volte a migliorare la comunità e a perseguire il bene comune. L’utilizzo e il coinvolgimento di tutte le risorse umane (professionalità, esperienza, testimonianza, memoria storica, ecc.) presenti sul territorio, a prescindere dal loro orientamento politico, con l’unico obiettivo di ottenere il meglio da e con quello che si ha a disposizione, rappresenta una evoluzione importante nel modo di concepire la politica. E’ quindi, per forza di cose, un processo che tende all’inclusione. Da quanto detto sopra ne consegue che il ruolo del rappresentante eletto cambia completamente, trasformandosi da “decision maker” a un custode e garante della trasparenza e della democrazia su tutti i passaggi decisionali importanti per la collettività. Il ruolo e le funzioni stesse di figure come il vice-sindaco, gli assessori e le modalità di definizione di incarichi e deleghe viene completamente ri-disegnato e ri-definito e calibrato su nuovi standard e modalità di interrelazione. Anche loro diventano propositori si, ma anche coordinatori di Tavoli di Progetto aperti e pubblici, organizzatori di Gruppi di discussione e Informazione, coordinatori di attività multidisciplinari e interdipendenti. Nella vecchia politica si attua quindi una concentrazione di potere nelle mani di pochi, mentre nella nostra concezione si determina una re-distribuzione del potere decisionale direttamente nelle mani dei cittadini attivi e responsabili. Si decreta in questo modo la fine della politica? Assolutamente no. Tutt’altro, la si nobilita. Il Politico (non il politicante) può ritrovare un suo spazio e una sua dignità in quanto finalmente slegato da “interessi di bottega” e può svolgere la sua missione di convincere i cittadini sulla bontà delle sue proposte utilizzando le sole armi della ragione, delle idee e della qualità delle sue proposte. Il nuovo Politico potrà finalmente concentrarsi sul bene comune e non sul mantenimento delle posizioni di potere acquisito, uscendo dal ricatto della gestione del consenso a tutti i costi. Libero da questi vincoli il Politico potrà finalmente proporre ciò che è giusto anziché ciò che politicamente conviene fare. Il nuovo Politico dovrà conquistarsi giorno dopo giorno, proposta dopo proposta il consenso dei cittadini smettendo di campare di rendita tra una elezione e l’altra. Sappiamo inoltre che Cesano non è collocata precisamente in Danimarca o in Svezia e che quindi il nostro territorio è sottoposto a fortissime pressioni di gruppi di potere ed economici, alcuni dei quali anche non precisamente legati alla legalità. Se si concentra il potere decisionale nelle mani di pochi, chiunque essi siano, la capacità di questi gruppi di esercitare su di loro pressioni e condizionamenti è molto forte. Se invece questo potere decisionale lo spezzettiamo in mille piccoli decisori, ecco che questo potere di condizionamento si riduce di molto. L’amministratore pubblico diventa in questo modo il mero esecutore delle volontà dei cittadini e la completa trasparenza dei suoi atti lo mette a riparo da qualsiasi pressione o condizionamento esterno. Siamo populisti? Siamo antidemocratici? Noi pensiamo invece di avere un sogno con un progetto per realizzarlo.
0 Commenti
Lascia una risposta. |
Categorie
Tutto
Archivio
Giugno 2020
|