Sempre più spesso in Italia sentiamo in tv o leggiamo sui giornali pareri preoccupati di politici, sociologi, giornalisti, opinion makers, sulla scarsa partecipazione e coinvolgimento dei cittadini alla vita pubblica. Scarsa partecipazione alle elezioni, ai referendum, alle assemblee pubbliche, agli incontri pubblici, ecc. ecc. La domanda nasce spontanea: come mai, dato che viviamo in un regime formalmente democratico, i cittadini non approfittano del loro diritto/dovere di partecipare? Come mai tanta gente rinuncia al proprio diritto/dovere di cittadino attivo, informato e responsabile? Come mai la “libertà è partecipazione” di Gaber resta solo nelle strofe della sua canzone e non riesce a materializzarsi nella realtà quotidiana? La classica risposta qualunquista a questi interrogativi è questa: “ma se il voto contasse veramente, pensi che ci farebbero votare?” Questa è la classica risposta dello struzzo che ha la testa nella sabbia, ma che, purtroppo per lui, rimane con il sedere scoperto…... Al di là di tutte le teorie complottiste e di supremazia della finanza sulla politica, quello che oggi ci interessa mettere in evidenza è il “format” governativo che viene utilizzato sia a grande scala (Europa) che a quella più piccola di una realtà comunale (Cesano). Il “format” è quello che, nel nome di una non ben identificata efficienza, competenza e urgenza d’intervento, un gruppo ristrettissimo di persone (elette?... ma anche no) decide e legifera in totale e completo isolamento rispetto alla realtà che lo circonda e poi “vende” queste decisioni come un percorso democraticamente condiviso e partecipato da tutti i cittadini. Di esempi l’Italia e il nostro governo attuale ce ne offre a bizzeffe. Vogliamo parlare del jobs act? Oppure preferiamo trattare “la buona scuola”? E se parlassimo della legge elettorale? O forse no, meglio ricordarsi della riforma costituzionale del senato….. Insomma, tanto per capirci, questo è il “renzie-style”, ovvero il metodo della legiferazione tramite fiducia, espropriando il parlamento del suo ruolo costituzionale. Il governo che scippa al parlamento il potere legislativo assommandolo a quello esecutivo che gli è proprio. A breve termine questo approccio delle promesse e dei proclami funziona. A medio e lungo termine le cose però sono un po’ diverse. A medio termine il consenso inizia a diminuire, sia perché quanto promesso non viene mantenuto, sia perché le decisioni prese con un po’ troppa faciloneria e, magari, con un occhio alle lobby di riferimento, cominciano a mostrare limiti ed errori. A lungo termine, il gioco di prestigio svanisce inesorabilmente mettendo in evidenza il vuoto pneumatico che stava dietro le invenzioni di marketinng presentate con tanta enfasi ai cittadini e la realtà delle cose si appalesa in tutta la sua crudezza. E poi ci si meraviglia dello scarso interesse dei cittadini alle cose della politica? Ma questo disinteresse, dirai tu caro lettore, è solo a livello nazionale. A livello locale invece le cose sono diverse. Ne sei davvero sicuro? Vuoi un esempio tipico in salsa Cesanese di applicazione del “renzie-style”? Prendiamo il caso della scelta del nuovo sistema comunale di smaltimento rifiuti con redazione del relativo capitolato di appalto. Apriamo una piccolissima parentesi e andiamo a leggere cosa dice il programma-pinocchio del Sindaco Simone Negri al capitolo 11.Legalità, Trasparenza e Partecipazione - del quale pubblichiamo uno stralcio significativo: Partecipazione …… Si intende perseguire un’amministrazione che rendiconti quanto fa regolarmente e che apra degli spazi di partecipazione ai cesanesi, ad esempio attraverso periodiche assemblee pubbliche su singoli aspetti della vita civile. Questo avverrà in particolare nel caso delle grandi scelte su cui ci sarà un aperto confronto con la gente. Caro lettore, ricorda bene quanto hai appena letto. Chiusa la parentesi e ritorniamo allo smaltimento rifiuti: Ora, caro lettore, tieni presente che:
Ora, caro lettore, prova a metterti nei panni di un cittadino cesanese e cerca di darti una motivazione per andare a “partecipare” e “condividere” il percorso progettuale proposto dalla giunta in cui già tutto è stato deciso. Cerca di trovare una motivazione per uscire di casa, andare a sederti in un posto, ascoltare il relatore, annuire con la testa e alla fine, magari, anche applaudire e farti un “selfie” con l’assessore o con il sindaco. L’hai trovata la motivazione? No? Non preoccuparti, non sei l’unico. All’ultimo dei due incontri programmati non c’era nessuno. Nemmeno gli amici. Nemmeno i parenti stretti. Probabilmente, ripetiamo PROBABILMENTE, se fosse stato attivato un Tavolo Pubblico nel quale effettivamente partecipare e dare il proprio contributo alla redazione della proposta e poi, assistere ad un dibattito aperto a varie idee e posizioni, ascoltando il contributo di esperti, studiosi e imprenditori del settore e quindi farsi un’idea più completa del problema, e poi magari avere anche la possibilità di votarlo alla fine del percorso, probabilmente, dicevamo, qualche persona avrebbe trovato la motivazione per partecipare e dare il suo contributo attivo e propositivo. Ora, qualsiasi ulteriore commento su questo “flop” di partecipazione suonerebbe per i nostri amministratori un po’ come sparare sulla croce rossa, ma soprattutto non avrebbe alcun valore di proposta positiva sul tema. Qualche domanda però, a nostro parere, dovrebbero farsela…... Il punto sul quale ci vorremmo soffermare, prendendo spunto da questa imbarazzante esperienza è invece un altro: chiunque abbia partecipato almeno una volta ad un Consiglio Comunale si sarà reso conto che in realtà, durante il suo svolgimento, a parte le dichiarazioni ufficiali dei vari gruppi consiliari, spazio al dibattito costruttivo e al confronto delle diverse opinioni non ce n’è. Ed in effetti il Consiglio Comunale è il momento in cui il dibattito, avvenuto “altrove”, si ufficializza con una presa di posizione palese (mediante il voto) dei Consiglieri. Allora andiamo alla ricerca di questo “altrove” dove dovrebbe svilupparsi il dibattito: saranno forse le Commissioni? In teoria questo potrebbe essere il luogo giusto dove sviluppare un dibattito e un confronto di idee, un dibattito aperto e pubblico dove il cittadino, anche se non può intervenire, può farsi una idea delle idee e delle proposte in campo, ma soprattutto un luogo dove “tesi” e “antitesi” dovrebbero trovare una “sintesi”. Peccato però che, come nell’esempio di cui sopra, in Commissione si arriva con un testo preconfezionato-blindato-inemendabile, in perfetto “renzie-style”. Manca quindi il momento di apertura al cittadino, alle sue istanze, alle sue proposte, manca quel gradino intermedio fondamentale per dare qualità e autorevolezza alla decisione finale: manca il coinvolgimento e la partecipazione del cittadino alle decisioni importanti che lo riguardano. In definitiva mancano i Tavoli di Lavoro. Soprattutto in situazioni in cui dovranno essere prese soluzioni “difficili e dolorose” rendere partecipe ed informata la cittadinanza sulle scelte da fare (e magari anche coinvolgerla mediante referendum consultivi, perché no) darebbe forza ed autorevolezza alle decisioni prese. E’ un percorso lungo e difficile, ma è l’unico in grado di assicurare la coesione sociale, il rafforzamento della democrazia e della consapevolezza di ogni singolo cittadino. Questa visione di una nuova politica era a noi perfettamente chiara già ai tempi delle elezioni, tant’è che avevamo inserito tra i nostri punti programmatici una serie di strumenti atti a favorire la partecipazione (quella vera) dei cittadini e a esplicitare i processi decisionali. Qualche esempio?
Mentre gli altri si affannavano a confezionare sogni e promesse da propinare ai cittadini in cambio del voto, noi studiavamo come costruire le fondamenta della vera partecipazione e della vera democrazia diretta. Alla fine, in fondo, è questo che manca alla vecchia politica: la volontà di effettuare il vero cambiamento democratico. I cittadini conoscono benissimo la differenza tra un'assemblea e una farsa. Accà nisciun è fess....
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Giugno 2020
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